Molto molto tempo fa, vi avevo raccontato di un libro letto molto prima di diventare libraia per bambini. Il romanzo in questione si intitola La grammatica è una canzone dolce e il punto di partenza era legato all’esigenza di trattare con cura le parole, altrimenti il tempo e il cattivo uso potrebbero logorarle. Mi sono resa conto di non avervi mai parlato, però, del suo seguito: I cavalieri del congiuntivo di Erik Orsenna.
Da appassionata lettrice e da insegnante di lettere (ma credo che sia anche una deformazione tutta personale), ho una grande passione per la lingua italiana e per la sua grammatica… Tanto da essere definibile come “fanatica purista tendente all’ipercorrezione“. Tengo in particolare all’uso raffinato della lingua che nel tempo si sta perdendo, complice anche la rapidità delle comunicazioni cui ci stiamo abituando. In particolare tengo all’uso corretto delle valenze del verbo (un tempo avremmo detto all’uso transito e intransitivo dei verbi) e, forse ancora di più, all’uso corretto del congiuntivo che – a mio avviso – ancora oggi continua a fare la differenza tra un parlare raffinato e preciso e un parlare affrettato e sciatto. E anche questo libro, come del resto il primo di cui vi ho già parlato, è una vera e propria dichiarazione d’amore nei confronti della lingua, un inno a quelle regole che mettono e tengono insieme le parole in modo che questi segni arbitrari diventino uno mezzo di comunicazione condiviso.
Sulla copertina del libro c’è una frase che il mio professore di Linguistica generale dell’università contesterebbe con una lunga lezione, ma che io continuo a condividere in pieno: «Il congiuntivo è l’universo del dubbio, dell’attesa, del desiderio, della speranza, di tutte le possibilità. Che cosa sarebbe di noi, se non potessimo contare su ciò che non esiste?». Giovanna e Tommaso i due ragazzi che abbiamo conosciuto sull’Isola dell’indicativo (ora hanno dodici e sedici anni) affrontano i loro nuovi interessi: Giovanna indaga sulla natura dell’amore (quel sentimento che vive nell’indicativo presente e rifiuta il condizionale, che non fa altro che immaginare il contrario di ciò che succede), mentre Tommaso è immerso in una misteriosa ricerca nella quale non vuole coinvolgere sua sorella.
Le loro indagini personali, però, vengono interrotte dal dittatore Necrode, terrorizzato da una possibile invasione dei congiuntivi. Così i due fratelli partono per una nuova avventura nell’arcipelago dei verbi, formato dall’isola dell’infinito (su cui rombano centinaia di motori pronti per qualunque cosa accada), l’isola dell’imperativo (dove tutti gli abitanti si credono imperatori e danno sempre ordini)… e ovviamente l’isola del congiuntivo il luogo dei sogni, senza confini certi, il vulcano di dubbi e desideri; un mondo in terno movimento, abitato dalla “tribù radiosa” dei congiuntivi, nemici dell’ordine, cavalieri della rivoluzione.
Perché il dittatore ha fatto bruciare le banche e chiuso i tribunali? Perché ha vietato alla gente di salire sulle colline per guardare il mondo dall’alto?
Quando Tommaso scompare, Giovanna non ha alternative: aiutata da un minuscolo cartografo e dalla voce della Nominatrice, vivrà una fantastica avventura fra le meraviglie della possibilità, a cavallo fra il mondo dei sogni e il mondo reale, saltando da un brindisi con Hemingway, Conrad e Melville alla biblioteca di Borges. E Giovanna non potrà far altro che farsi conquistare dal potere immaginifico del congiuntivo… Perché il congiuntivo è – proprio come scoprirà Giovanna – la nave che ci permette di valicare l’oceano delle possibilità.
Potra sembrarvi un’eresia, una roba fuori dal mondo… Ma credetemi che l’impresa di Erik Orsenna, quella di rendere seduttiva e divertente la grammatica, è perfettamente riuscita. Perché, io lo so, anche se molti di voi magari non ne saranno convinti, non è per niente noiosa.
C
(I cavalieri del congiuntivo di Erik Orsenna, Salani, pag.160, euro 9.90)
p.s.: Cercando l’immagine di copertina da inserire nel blog mi sono resa conto che Orsenna ha continuato il suo gioco letterario sulle parole con La fabbrica delle parole che alla prima occasione corro a comprare 🙂