Cercavo un libro divertente, per cominciare la stagione estiva con tante risate sotto l’ombrellone. E il titolo di questo libro mi aveva tratto in inganno: La battuta perfetta di Carlo D’Amicis non è un libro da ridere… Ma non pensiate che io sia stata delusa dalla lettura di questo romanzo, perché anche se è risultato molto distante da quello che pensavo è certamente un titolo da consigliare soprattutto a chi voglia leggere una Storia d’Italia, in particolare la storia del cinquantennio della ricostruzione, vista attraverso una lente particolare…
La battuta perfetta, infatti, racconta la trasformazione dell’Italia negli ultimi cinquant’anni attraverso la storia della televisione che in parte ha provocato questa trasformazione, e che – al tempo stesso – ha raccontato questo cambiamento. Alla televisione appartengono i protagonisti di questo romanzo: Filippo Spinato e suo figlio Canio, il primo, intransigente moralista e democristiano doc, maestro elementare innamorato di Dante imprevedibilmente vince un concorso che lo porta a Roma e lo “trasforma” in un solerte funzionario della Rai e apostolo della missione educativa intrapresa (e fallita) dalla televisione pubblica tra gli anni Cinquanta e Sessanta (perché – come scrive nelle osservazioni per l’Ufficio personale della Rai, lui ritiene la televisione pericolosa, ma nelle mani giuste potrebbe diventare un formidabile progetto educativo); il secondo, invece, è figlio della televisione commerciale degli anni Ottanta e Novanta, sin da bambino vuole avere un palcoscenico su cui esibire la sua voglia di sedurre e di essere amato e così dopo essersi esercitato in barzellette, freddure e battute fulminee e fulminanti (per prepararsi alla carriera di intrattenitore) diviene un venditore di “consigli per gli acquisti” e più avanti consigliere (e barzellettiere) di Silvio Berlusconi (che potremmo identificare con il padre della televisione commerciale). La storia di Filippo e Canio, in qualche modo incarna la tragedia di un Paese intero in una immedesimazione totale tra la vita reale e la vita televisiva (prima pubblica e poi commerciale, prima in bianco e nero e poi a colori, prima craxiana e poi berlusconiana, prima colta poi trash…), in un passaggio che dalla morale sospinge verso il culto del piacere, dall’ideologia sfocia nel qualunquismo, dalla serietà porta alla follia… Ma sempre sull’onda della ricerca del consenso e sempre rivelando quella che in realtà è una costante nel tempo: l’irrimediabile e irredimibile solitudine dell’uomo.
La storia della televisione da Non è mai troppo tardi del maestro Manzi a Carosello, Canzonissima, Vetrina di un disco per l’estate… e fra sorelle Kessler, Loretta Goggi e Maria Giovanna Elmi diventa la chiave attraverso la quale si racconta l’Italia che cambia. Nonostante i gusti televisivi diversissimi, Filippo e Canio sono in realtà due facce della stessa medaglia, ed entrambi saranno schiacciati dalle loro stesse azioni. E il loro privato trascende e si soglie nella storia di un immaginario e di un’identità collettiva per mostrare quella che era una inevitabile e persino prevedibile tragedia di un Paese intero: un libro amaro su una storia impietosa (la nostra) che non fa sconti a nessuno, non dimentica niente e spiega come una larga parte di italiani abbia finito con l’identificarsi con i sogni televisivi e pubblicitari proposti (e rappresentati) dall’impero mediatico berlusconiano divenuto poi forza politica e di governo. C’è posto, però, per una risata e soprattutto per la speranza… Anche perché riflettere sul passato ci permette di guardare al futuro in un modo diverso. Da leggere, anche per la prosa e la lingua (e i dialetti) con cui D’Amicis dà vita ai suoi personaggi-tipo.
Carla
(La battuta perfetta di Carlo D’Amicis, Minimum Fax, pag. 362, euro 15)