Come sapete una di noi Matte da Leggere, io C per essere precisi (e a beneficio di chi ci segue da poco tempo), ho sviluppato nei miei anni da libraia una passione estrema per quelli che amiamo definire “libri al quadrato“. A seguito di questa mania, ne è nata una (conseguente) attrazione per l’acquisto coatto di tutti quei volumi che portano in copertina le parole “libro/i”, “biblioteca/che”, “libreria/e”… etc. etc.
Ça va sans dire che questi volumi – di norma – finiscono nella pila di libri da leggere che incombe sul mio comodino (non preoccupatevi, non è una cosa inquietante) in ordine cronologico. Solo che poi, fra altri acquisti, regali, esigenze e desideri la cronologia di questa pila a volte viene sovvertita da cause di forza maggiore. Ecco, penso sia stato per questo motivo che La bottega dei libri proibiti di Eduardo Roca ha rischiato di divenire un acquisto dimenticato. E, invece, (per fortuna!) l’alta e incombente pila di volumi nei giorni scorsi è crollata giù dal comodino (a causa di un’azione maldestra della signora Silvia, la mia adorata colf).
Nel caso specifico, Silvia ha ricomposto la pila (senza avere idea della cronologia di lettura) e proprio in cima è spuntato questo libro che mi ha attirata proprio come era riuscito a fare quando lo avevo visto in libreria ormai più di un anno fa. Inutile dire che, in barba alla cronologia, nell’evento di cui vi ho raccontato ho visto un segno del destino e mi sono detta “Si vede che devo leggerlo ora!”. E così ho fatto.
Il romanzo di Roca ha tutti gli ingredienti che mi piacciono di questi thriller letterari: misteriosi testi che riappaiono dal passato, copie uniche di volumi introvabili, inquietanti e buie biblioteche… Quindi, la lettura è stata veloce e piacevole. Il romanzo è ambientato a Colonia (altra cosa che mi ha tenuta incollata alle pagine del romanzo, visto che mi cugino Alessandro ha recentemente sposato Janine – che è originaria di Colonia – e da qualche tempo in qua vive facendo la spola fra Bergamo e Colonia, appunto) nei primi decenni del Quattrocento.
Il sapere è ancora nelle mani di pochi (che non hanno interesse alla sua divulgazione, anzi), la ricostruzione Storica di questo periodo ombroso è precisa anche se si mescola (in maniera romanzata) alla storia di un piccolo gruppo di intellettuali ed eruditi che si riunisce nella clandestinità, per realizzare un sogno grandioso: quello di diffondere i libri tra il popolo. Naturalmente, ma questa è Storia, la Chiesa si oppone per non perdere i propri privilegi.
In questo quadro Storico si incastona la storia di Lorenz, orafo sfruttato ancora nel ruolo di assistente (sebbene sia bravissimo nel suo mestiere) perché non possa aprire la propria bottega, vedovo e padre di una giovane e assennata ragazzina. Lorenz – che ha la fortuna di aver studiato dai preti e, dunque, di saper leggere – condivide il sogno con il libraio Johannes (che gli passa di straforo dalla sua libreria, libri rari o che ha trovato particolarmente interessanti, magari l’avessi io un libraio così!) e nella notte lavora a un progetto di stampa meccanica che porterà alla nascita della tipografia. Va da sé che il suo percorso non sarà facile, anzi. E va da sé anche che non vi dirò miete di più… Perché vi rovinerei la storia d’avventura e d’amore che si mescola alle pagine di Storia magnificamente affrescate da Eduardo Roca.
Un’ultima cosa, però la voglio aggiungere, anzi due: grazie Silvia, per aver fatto cadere e poi per aver rimescolato la mia pila di libri (potrei decidere di istituzionalizzare la cosa, giusto per mettere un brivido addosso a quelle persone che sanno di avere il loro ultimo libro in lettura); niente grazie a Silvia, invece, per aver fatto un gigantesco buco con il ferro da stiro nella mia gonna preferita (forse un giorno ti perdonerò, o forse ti ho già perdonata per aver fatto cadere la pila… Non lo so, devo ancora decidere) 🙂
C
(La bottega dei libri proibiti, di Eduardo Roca, Mondadori, pagg. 555, euro 19,90)