Quando viene assegnato un premio letterario (qualunque esso sia), ho l’abitudine di comprare il libro vincitore del premio stesso. Non è detto che io lo legga subito (anzi molto spesso avviene esattamente il contrario); a volte, addirittura, dimentico di aver comprato un libro perché lo colloco nella libreria (in quello che correttamente sarebbe il suo posto secondo il mio sistema di archiviazione) e poi lo riscopro dopo anni… E’ sto così che ho riscoperto La ferocia di Nicola Lagioia, vincitore del Premio Strega nel 2015 che avevo comprato e dimenticato sullo scaffale. Questo fatto mi ha portata a prendere una decisione importante: ho istituito l scaffale dei libri da leggere, vale a dire quello che ho comprato e non ancora divorato e che – prova ne sia proprio La ferocia – se vengono messi davvero a posto rischiano di essere archiviati e dimenticati.
C’è Bari, una città che amo molto, sullo sfondo di questo romanzo che racconta la storia di Clara Salvemini, una donna dalla forza magnetica, potentissima.
E’ una calda notte di primavera, quando viene avvistata una donna nuda, coperta di sangue, che cammina al centro esatto della strada statale Bari-Taranto. Più tardi verrà ritrovata ai piedi di un autosilo. Quella donna è Clara, figlia di una influente famiglia di costruttori. Per tutti si tratta di un suicidio… Ma è davvero così?
Prende avvio in questo modo un noir avvincente, forte del racconto famigliare dove si incastonano numerosi personaggi che spostano le ipotesi e l’azione narrativa. Un labirinto di segreti, indagini e scoperte sugli affari del padre Vittorio, sul rapporto di lei con i fratelli e in particolare con Michele (ombroso, instabile e ribelle… ma anche sospettoso e rancoroso, l’unico a voler fare davvero luce sulla morte della sorella), sul bilico che la famiglia vive tra splendore e disastro. Si scoprono colpe, debolezze, la vanità del potere, la potenza del denaro che tutto può aggiustare (a meno che ormai non sia davvero troppo tardi, in tutti i sensi). Si scopre che la ferocia non sempre è figlia di malvagità e crudeltà, ma che molto più spesso è figlia della debolezza, dell’indifferenza, dell’assenza. Si riscopre la verità profonda di un detto antico homo homini lupus, perché la morte di questa giovane donna fa saltare tutti gli equilibri, già precari, in una potente famiglia barese; la morte di Clara è l’inizio della fine del loro impero economico fondato su rapporti non proprio cristallini con il potere politico… Questo anche se il percorso di questo declino era già segnato dall’anaffettività che regna sovrana in famiglia, dall’incomunicabilità che pervade ogni conversazione, dalla frenesia che rende incapaci di comprendere il dolore e attraversarlo.
Carla
(La ferocia di Nicola Lagioia, Einaudi, pag. 411, euro 19.50)