Qualche tempo fa mi è stato regalato un libro la cui copertina non mi aveva particolarmente ispirato… E così come spesso accade, quando il paratesto per qualche ragione non acchiappa il nostro interesse, il volume è rimasto immobile per diversi mesi senza che io mi decidessi. Eppure la copertina è accattivante, il titolo funziona, la breve sintesi di presentazione è decisamente invitante. Ma tant’è che Le ragazze di Emma Cline si è trovato sepolto da altre letture, finché qualche giorno fa ho aperto il libro e ne sono stata letteralmente rapita.
Il romanzo della Cline è segnalato anche fra i migliori libri del 2016 e devo ammettere che la storia di Evie, un’adolescente meravigliosamente tratteggiata, il cui solo desiderio è che qualcuno si accorga di lei…
Il racconto è ambientato negli anni Sessanta, ma le riflessioni e le sensazioni che evoca sul tema dell’adolescenza e del passaggio all’età adulta, del diventare donna, sono universali. I ritratti che emergono delle ragazze sono indelebili, e la sensazione di quanto sia facile lasciarsi trascinare dalla necessità di appartenere al branco fa rivivere sulla pelle quello che – almeno per me (brava ragazza, un po’ secchia e piena di forti convinzioni morali) – non è stato un periodo particolarmente facile da attraversare. Il branco sembra indispensabile se il dolore e la solitudine dell’adolescenza sembrano imbattibili.
Evie Boyd cerca un’occasione per scappare da sé stessa, ma non avrebbe mai potuto credere che questo potesse davvero realizzarsi… Almeno finché non vide le ragazze, con chiome lunghe e fluenti, vestiti cortissimi e un incedere fluido e incurante “come squali che tagliano l’acqua”. In questo romanzo c’è tutto quello che dell’adolescenza affascina e spaventa l’adolescente stesso: l’amicizia, l’amore, la musica, i corpi, il sesso, il fascino del carisma oscuro, la droga, la morte. E poi ancora, c’è il rapporto contrastato di una quattordicenne del 1969 con i genitori, la relazione adultera del padre con la segretaria Tamar e della madre con Frank (ma prima di lui ce ne sono stati tanti altri)… E soprattutto c’è la relazione con Russell e i rapporti coercitivi che – con la promessa di un contratto discografico – riesce a ottenere con queste ragazze poco pià che adolescenti, fuggite da casa per realizzare il loro desiderio di indipendenza e il loro sogno di fama. E il sesso, libero, diventa unica moneta possibile di scambio (e non solo fra le ragazze e Russell…).
E’ la stessa Evie, ormai sessantenne a raccontarci la sua storia, tornando con la mente a quel 1969… a quel momento dove basta un soffio e tutto può andare storto. Dove la violenza è dietro l’angolo e si maschera nei modi più inaspettati e che ha degli sviluppi crudi e inquietanti. Perché queste bambole del sesso, sfruttate per il senso di inferiorità che storicamente ha governato i rapporti tra uomini e donne, vengono anche costrette a uccidere… E cosa ancora più grave è tanto l’odio e pesante l’effetto delle droghe che sono convinte si tratti di una loro scelta.
La svolta che porta al cambiamento non arriverà mai e resterà sempre un’illusione, la setta di ragazze governate e sfruttate da Russell condurrà verso un’efferata strage di innocenti. La madre è troppo presa da se stessa per vedere che la figlia sta per cadere in un baratro buio e profondissimo, la ragazza non è capace di vedere il baratro accecata dalla rabbia con cui rimprovera la madre per la sua assenza… E per entrambe, alla base di questa cecità c’è solo lo spasmodico desiderio di essere amate incondizionatamente.
Un pugno in pieno viso. Una lettura da non farsi mancare anche se fa un male cane e anche se, inevitabilmente, ciascuna lettrice (e parlo al femminile perché non potrbbe essere altrimenti), in qualche modo (probabilmente, anzi certamente, in misura minore), potrà riconoscere le stesse paure che ha vissuto sulla propria pelle.
Carla
(Le ragazze di Emma Cline, Einaudi, pag. 344, euro 18)