Quasi tutte le volte che compro un libro di Guanda, lo acquisto perché so che la casa editrice è una vera e propria garanzia di qualità. Non c’è mai stato un libro da loro edito che mio abbia in qualche modo delusa. Posso dire lo stesso di L’impostore di Javier Cercas.
Il romanzo l’ho acquistato molto tempo fa in aeroporto (non so perché non ve ne abbia parlato prima). Ero rimasta a secco di pagine, in ogni senso. Avevo terminato il romanzo breve che mi ero portata, l’e-book era scarico e in carica tenevo il cellulare perché l’aereo che doveva riportarmi indietro da Amburgo, allo scalo di Milano continuava a maturare ritardo su ritardo… Il cellulare a via di parlare con l’assistenza clienti della compagnia aerea e poi con i miei genitori, era completamente morto. La presa funzionante (e disponibile) in aeroporto era una soltanto. E ho dovuto scegliere. Sugli scaffali dell’edicola-libreria c’erano diverse ovvietà, grandi classici letti 100 volte, titoli in testa all classifiche che già avevo letto o che non mio attiravano il mio interesse, chili di enigmistica che sarebbe stata la mia ancora di salvezza se non avessi improvvisamente visto quella copertina quasi nera con un uomo che nascondeva il viso dietro le proprie mani. Letta la quarta di copertina era fatta, amore a prima vista.
L’impostore è incentrato sulla vera storia di Enric Marco, un novantenne di Barcellona che per tutta la vita ha fatto finta di essere qualcun altro. Ha recitato una parte nella quale lui era un sopravvissuto al campo di sterminio nazista di Flossenbürg. Una storia, nei fatti verosimile. Ma per Enric Marco sono tutte false verità. Chi è davvero Enric Marco? Un militante antifranchista? Il segretario del sindacato anarchico (CNT)? Il presidente dell’associazione spagnola dei sopravvissuti ai campi di sterminio? Uno dei testimoni in degli orrori dei lager?
A far crollare la piramide di bugie di Marco, ci penserà (nel 2005) lo storico Benito Bermejo. Marco ha inventato la sua reclusione su cui ha anche scritto un libro (nel 1978, Memorie dall’inferno) ma ha lavorato volontariamente per l’industria della guerra nazista; arrestato dalla Gestapo, per ragioni imprecisate, era però poi stato processato e assolto. Uno smascheramento pubblico di un’intera vita costruita e intessuta sulla finzione, dalla sua partecipazione alla guerra civile alla militanza antifranchista. Un impostore, dunque che ha manipolato tutte le persone che ha incontrato nel corso della propria vita…
Un romanzo audace in cui l’autore Cercas ha tradotto pagine di storia in pagine che sono al tempo stesso una mirabile opera di finzione. Non finzione narrativa, ma una finzione che per anni è stata ceduta verità perché costruita dallo stesso protagonista: Quello che ne emerge è il ritratto enigmatico del personaggio e della persona che viene raccontata in queste pagine. E quello che scatena sono una serie di riflessioni sulla Storia, sulla memoria, sulla relazione tra verità e menzogna, sull’ambiguità, sulla manipolazione del genocidio, sulla politica e persino sulla forma e sul ruolo del romanzo. Una lettura da non perdere.
Carla
(L’impostore di Javier Cercas, Guarda, pag. 364, euro 17)