Ebbene sì, oggi è quel giorno della settimana in cui vi presentiamo i nostri ospiti, che periodicamente selezioniamo con estrema cura. Mica si può essere Matti per le Matte senza un buon motivo 🙂 Angela Scialfa è la “bibliotecaria” (ci siamo appena inventate il termine, ma riteniamo che non ci sia modo migliore per definirla) della Librineria, la libreria che è nata qualche mese fa nella Club House dei Briganti a Librino e che noi proviamo a sostenere donando alcuni dei nostri libri e coinvolgendo anche le case editrici che spesso ci chiedono di parlare dei loro titoli sul nostro blog. Angela non ha esitato a dire sì alla richiesta di una di noi due dicendo “ce l’ho”, perché il libro di cui voleva parlare era uno di quelli che che sono stati raccontati proprio all’interno di quella libreria speciale. E allora, benvenuta Angela, e speriamo di leggerti da queste parti molto presto con un altro racconto.
Che cos’è “Succo di cactus gelatinizzato”di Antonio Aiello? Definito Gothic Splatter dalla critica letteraria, a me, in verità, non piace affatto considerarlo tale. Pubblicato dalla casa editrice Carthago nell’agosto del 2014, adesso è già alla sua seconda ristampa. Antonio Aiello, un personaggio assolutamente eclettico e trasversale, girovaga tra luci e ombre dei teatri catanesi e non solo, perchè anche l’Europa l’ha conosciuto bene, in veste sia
d’attore che di musicista.
L’autore assembla in 16 fluidissimi capitoli le sue 146 curiosissime pagine, costruendo la struttura del suo romanzo in due distinte parti: la prima in cui racconta il carattere della
quotidiana normalità vissuta dai suoi semplici protagonisti, la cui vita, ad un certo punto, è costretta a «connettersi» alla precaria esistenza di quelle ultime generazioni che, con le loro
deliranti scelte e spietate azioni, non riescono più a trovare una giustificazione valida alle tante vicende che s’intersecano. Stile asciutto e sobrio, tipico di un racconto in fin dei conti troppo lineare: tre giovani, Claudio, Glenda e Federico, tutt’e tre disoccupati ma maledettamente giovani, cercano di sbarcare il lunario, dopo aver perso il lavoro, in una metropoli del sud Italia, Catania, collante di tutte quelle storie e di quei fremiti che rendono tanto seducente la notte.
Ai confini tra la prima e la seconda parte, un personaggio segna il limite di stile, e aggiungerei, di non-ritorno: «la cena a casa della signora Tanina» che, a suon di parmigiana, apre il successivo scenario ruotante attorno al binomio: esistenza autenticità. E quello stile così regolato adesso si è trasformato, riflettendo così l’ evoluzioni psico-fisiche del nostro protagonista, Claudio, in scrittura automatica, divagazioni e infiniti frammenti di memoria.
Il «ronzio degli insetti» è il semplice condotto, attraverso il quale si arriva alla consapevolezza dell’in-sè attraverso un atto irragionevole, il furto in casa del signor Vittorio, e la nausea, che non è solamente un malessere fisico, è l’unità tematica che scava fin dentro le radici dell’ essere umano. La nausea è la condizione di un’autenticità ritrovata, «non è più una malattia, nè un accesso passeggero: sono io stesso», come scriveva Sartre. E la «metamorfosi» fisica di Kafkiana memoria, «è quasi come se la desse per scontata», viene accettata in maniera graduale, giusto il tempo per giungere a comprender«-si».
Ma il nostro autore guarda anche ad altro. Dentro questo spietato palcoscenico verbale, Aiello fa muovere i suoi personaggi nelle crudeli bufere artaudiane, dove sono proprio i loro corpi a manifestare le potenti e viscerali emozioni del dolore, quindi strumenti che aprono all’«einfuhlung» letterale per comunicare con il suo pubblico e liberarlo sin dal suo inconscio di tutte quelle pulsioni violente e nascoste.
E cos’è, dunque, questa scrittura se non un «pastiche» tra arte e letteratura? Perchè se è vera la formula dadaista «Nell’inconscio si pensa per immagini», Aiello non sbaglia affatto a mettere in gioco una rete di colori, che grazie alla collaborazione con il giovanissimo pittore Luca Lombardo, prendono forma dal suo corpus d’idee e che trova posto sulla copertina dell’opera.
Succo di cactus gelatinizzato è sia il virus, sia la pillola stessa che porta alla guarigione da se stessi, dunque il processo di «depurazione» rispetto a ciò che si era prima, rispetto a tutto
quello cui prima si guardava.
Trovo il libro assolutamente piacevole e leggibile, così come ho fatto io, in una notte intera…adesso toccherà a voi valutare la parmigiana della signora Tanina!
Buona lettura!
(Succo di cactus gelatinizzato/Antonio Aiello/Carthago editore Catania/ pp 146/ € 14,00)
Angela Scialfa