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Sabato con Andrea Bajani

Questa settimana nuovo appuntamento con Matte da Leggere e Officine Culturali, ma stavolta in collaborazione con l’Arci di Catania.

Del libro vi parleremo nel corso della settimana, intanto eccovi i dettagli della presentazione:

Sabato 8 marzo 2014. h. 17.30, il Monastore di Officine Culturali, ospiterà lo scrittore e giornalista Andrea Bajani per una delle tappe del suo tour letterario siciliano organizzato in occasione dell’uscita del suo ultimo libro, pubblicato con la casa editrice Einaudi, dal titolo La vita non è in ordine alfabetico.

La presentazione che si inserisce nel ciclo di incontri organizzato dalle blogger Matte da Leggere e dall’associazione Officine Culturali, che si occupa della promozione del patrimonio artistico e culturale del Monastero dei Benedettini, stavolta vede anche la collaborazione del Comitato territoriale Catania dell’Arci. Continua

La trilogia della città di K

Dovete sapere che appena incontro persone, in particolare persone che conosco, con dei libri devo sapere di cosa si tratta. La Trilogia della città di K di Agota Kristof lo scoprii una mattina in ufficio grazie ad una mia amica e collega che lo portò con sé a lavoro. La prima cosa che feci fu leggere il retro della copertina che nelle prime righe recitava: ‹‹Quando “Il grande quaderno” apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione››. Con frasi come questa la curiosità del lettore è sicuramente stimolata. La mia amica, che mi ha visto molto incuriosito, si è gentilmente proposta di prestarmi il libro una volta finita la lettura, ma dovete sapere una cosa, io non riesco a farmi prestare i libri, li devo acquistare.  Continua

Il giovane Holden: a catcher in the rye

Di tanto in tanto mi capita. Non sono una che rilegge spesso, ma ci sono alcuni titoli della mia biblioteca personale che di tanto in tanto tornano sul mio comodino… E sempre con mia somma soddisfazione. Sono un po’ dei libri rifugio, in cui torno a cercare eventi e situazioni che in qualche modo mi aiutano a mettere ordine nella mia vita.

Il giovane Holden” è un po’ così. Mia mamma mi suggerì di leggerlo quando avevo la stessa età, la stessa voglia di rivalsa, la stessa rabbia incontenibile nei confronti del mondo, lo stesso desiderio di ribellione del protagonista Holden Caulfield. Mia mamma sosteneva non solo che l’avrei amato con tutta me stessa,  ma anche che mi sarei identificata molto con Holden e che – magari – leggerlo mi avrebbe aiutata a capire di più anche il mondo degli adulti. Io ero un po’ perplessa: cosa avrei potuto trovare in un romanzo, pubblicato nel 1951 e facente riferimento alle settimane immediatamente precedenti al Natale del 1947? Ma già dopo poche pagine avevo dovuto ricredermi, perché l’attualità della storia è incredibile… Continua

Quando le parole sono il racconto

Quando ho letto questo romanzo per la prima volta, avevo poco meno di 12 anni. Avevano assegnato questo romanzo come lettura per le vacanze… Ma devo dire che il titolo non mi allettava affatto. Non capivo cosa potesse nascondersi dietro quelle due parole di uso quotidiano: “Lessico famigliare“; non capivo cosa potesse rendere attraente il linguaggio di una famiglia, cosa lo rendesse così speciale. Poi l’ho aperto e ho capito. E siccome qualche giorno fa sono stata nominata cultrice di Linguistica e glottologia all’università di Catania, mi sembra doveroso, scegliere un titolo in qualche modo connesso a questo nuovo traguardo raggiunto.

“Lessico famigliare”, pubblicato nel 1963 , è una cronaca ironico-affettuosa della vita quotidiana della famiglia Levi a Torino dagli anni 20 ai primi anni 50. La dimensione cronologica ripercorre i fatti dell’età fascista, della seconda guerra mondiale (compresa l’uccisione del marito dell’autrice per attività politica antinazista), della persecuzione degli ebrei fino ad arrivare al suicidio di Cesare Pavese e alla caduta delle illusioni della Resistenza. Continua

Storia del Maestro… e di Margherita

Se non l’avete mai letto, dovreste proprio farlo. Se lo conoscete, riscopritelo.

Certamente perché riconosciuto come uno fra i più grandi capolavori della letteratura russa del XX secolo, tanto da aver spinto Eugenio Montale a definire questo romanzo come “un miracolo che ognuno deve salutare con commozione”. Ma non soltanto. Michail Bulgakov, infatti, costruisce il/i suo/suoi  romanzo/i su una visita del diavolo nell’Unione Sovietica di Stalin: una vera e propria satira dell’epoca. Ma i temi cari alla letteratura senza tempo che Bulgakov riprende sono tantissimi, primo fra tutti quello dell’ebreo errante: una figura della mitologia cristiana (che – stando alla leggenda – colpì Gesù lungo la via della Crocifissione e al quale fu data la maledizione di camminare sulla terra fino al tempo della Seconda venuta) che è diventata protagonista di numerose opere (dal “Faust” di Goethe a “Melmoth l’uomo errante” di C.R. Maturin, fino al “Melmoth riconciliato” di Balzac… ma potremmo continuare con un lungo elenco.

E la già intricata trama si intesse anche con la travagliata vicenda compositiva del romanzo stesso. Continua

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