Il romanzo di cui vi racconto oggi, vale una spunta importante sulla mia reading challenge… Ma ci ho messo un bel po’ per entrare nella logica di questo romanzo.
Ho capito poi, spiacchiando le recensioni degli altri lettori, come me appassionati della casa editrice Minimum Fax, che per molti è stato un libro piuttosto faticoso da leggere. E in parte riesco a capire le difficoltà, perché in realtà il libro non naviga sui consueti canoni letterari, non c’è una trama vera e propria e, quindi, se ci si è affidati alla quarta di copertina per cercare un’ispirazione per una serena lettura da ombrellone… Questo libro non fa al caso vostro e, anzi, vi risulterà piuttosto ostile. Se, però, siete amanti dei libri al quadrato, proprio come me, vi lascerete divertire da altri giochetti metaletterari e vi divertirete a individuare i libri con cui l’autore Nicola Lagioia si è divertito a giocare, a scardinare. Ed è proprio in questo che il romanzo mi ha divertita. Ma se non fosse stato per questo, probabilmente mi sarei sentita un’idiota e avrei pensato di aver preso una botta in testa talmente grave da non riuscire più a capire il senso delle parole che mi scorrevano sotto gli occhi.
“Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare se stessi)” di Nicola Lagioia è un libro che mia mamma odierebbe. Non c’è trama, infatti… se non il debole filo di una storia d’amore interrotta che però potrebbe ricominciare. Ma il libro in realtà racconta l’impossibilità di scrivere, o meglio di raccontare una storia. Così il racconto sta proprio nel filo narrativo che viene continuamente sospeso, attraverso l’espediente metaletterario di Tolstoj come compagno di partite di dama e confidente dell’io narrante. Del resto, ci avverte anche Lagioia stesso quando nel libro scrive “Ogni volta che ho voluto dare una struttura solida a un mio scritto che superasse le tre pagine è finita malissimo”. A ingarbugliare tutto ancora di più c’è il fatto che anche Tolstoj avrebbe una storia nuova che vorrebbe raccontare, solo che non ha mai nulla di nuovo e tutte le volte somiglia a qualche altro capolavoro della letteratura del novecento: l’Ulysses di James Joyce, Guerra e Pace o Anna Karenina. E in questo divertente gioco di citazioni (divertente solo per chi riconosce le opere) sono tanti gli autori (e non solo autori, ma in generale grandi nomi) che vengono sdoganati (Miller, Cage, Socrate, Bréton, Brecht, Galileo, Duchamp, Manzoni, Stendhal, Sartre, Deleuze, Guattari, Kafka, Dostoevkij) e anche i cliché letterari che vengono distrutti (come la madeleine di Proust). Un processo che diventa visivo nella distruzione dell’edizione in 9 tomi di “Guerra e Pace” sulla spiaggia, a causa del mare, delle onde e della salsedine che risparmiano solo le sezioni “più inutili” del romanzo.
La consapevolezza del gioco rende l’autore molto postmoderno (l’argomento centrale della mia tesi). Quindi questa recensione non gli piacerà perché è proprio lui, nelle prime pagine del romanzo ad avvisare il lettore: ” i verbi scardinare, deostruire, abbattere sono stati la vera ossessione del XX secolo. La ragione pretenderebbe da dieci anni una resa”.
Poi c’è il linguaggio (compreso il pastiche linguistico) ricercatissimo. E infine ci sono le riflessioni esilaranti. Tutte: da quelle sulla grande letteratura del passato a quelle sulla dama cinese. E non stupitevi di questa mescolanza di argomenti “difficile stabilire se il contenuto delle pagine suoni più dada che bar bar”. E se volete capire quest’ultima citazione, leggete l’apertura del romanzo. #lotrovatedacub 🙂
C
(Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare se stessi) di Nicola Lagioia, Minimum Fax, pag. 124, euro 8)