Categoria: Romanzo

Il diario proibito di Maria Antonietta

Vi piace la storia? Ma soprattutto, vi piace leggere libri che parlano di storia? A me si, di tanto in tanto, dunque messa da parte la mia attuale vena “giovine” mi sono buttata su qualcosa che ha a che fare proprio con la storia.

Diciamo che è stato quasi d’obbligo. Archiviato Il figlio del Cimitero infatti mi sono ritrovata senza libri da leggere (urge dunque un passaggio in libreria, e so già che cosa comprerò) così, come presa da una qualunque crisi d’astinenza, sono andata a cercare in ognuna delle borse nelle quali avrei potuto dimenticare un libro: mare, palestra, borse da viaggio e cose così.

La mia ricerca ha avuto buon fine, perché di libri ne ho trovati tre e uno di questi era proprio quello di cui vi parlo oggi Il diario proibito di Maria Antonietta (titolo originale Becoming Marie Antoinette), di Juliet Grey, Newton Compton. Devo averlo comprato in qualche aeroporto, presa dalla disperazione di non avere niente da leggere, ma non mi ricordo proprio da dove venga. Lo avevo anche iniziato perché dentro ci ho trovato un fogliettino che mi raccontava di essere arrivata a pagina 34, ma poi devo averlo preso e dimenticato nella stessa borsa con la quale avevo viaggiato. Sono simpatica a volte. Continua

Lo stralisco

Ancor prima di diventare una libraia per bambini, mia mamma mi regalò questo libro che aveva deciso di far leggere alla sua terza media per poi far loro incontrare l’autore. Di libri per ragazzi, nella vita, ne avevo già divorati tanti… Ma la magia di questo romanzo breve di Roberto Piumini, mi ha totalmente incantata… Sebbene il tema affrontato attraverso la storia sia duro e difficile. Continua

Il volo dell’occasione

In questo periodo sono stata abbastanza male. Costretta a casa per un tempo infinito (per quella famosa cautela che nessuno fa mai, ma che viene raccomandata a tutti) la mia unica consolazione era stata il pensare che avrei potuto leggere un sacco. E invece… Questa brutta bestiaccia di influenza che non mi molla (in realtà ho tre virus contemporaneamente) non mi ha permesso neanche questo. Mal di testa, occhi che bruciano, tempo di concentrazione del passerotto (ossia non superiore ai 30 secondi): una tragedia.

Siccome però ho la testa dura (anzi forse durissima) mi sono ostinata, ho continuato a leggere a singhiozzo e ho terminato la lettura de “Il volo dell’occasione” di Filippo Tuena. Continua

L’amore dura tre anni

L’amore dura tre anni, di Frederic Beigbeder (Feltrinelli), potrei averlo comprato anche tre anni fa. Non ricordo. So di averlo scelto perché il titolo mi era sembrato abbastanza verosimile, anche se io, senza neanche averlo aperto, un libro del genere ( o almeno del genere che pensavo) all’epoca lo avrei titolato L’amore dura quattro anni. Punti di vista, evidentemente.

E’ stato uno di quei libri comprati, iniziati, riposti, riaperti, ricominciati, posati ancora una volta, dimenticati, sentiti nominare (perché nel frattempo ho anche evitato di vedere il film), ritrovati e ri-ricominciati. C’è un po’ di Francia ultimamente nell’aria (vedi Pennac, tra le altre cose) e allora visto che questo era un libro francese ho deciso che dovevo arrivare fino in fondo. Ed è stata la volta buona. Continua

La trilogia della città di K

Dovete sapere che appena incontro persone, in particolare persone che conosco, con dei libri devo sapere di cosa si tratta. La Trilogia della città di K di Agota Kristof lo scoprii una mattina in ufficio grazie ad una mia amica e collega che lo portò con sé a lavoro. La prima cosa che feci fu leggere il retro della copertina che nelle prime righe recitava: ‹‹Quando “Il grande quaderno” apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione››. Con frasi come questa la curiosità del lettore è sicuramente stimolata. La mia amica, che mi ha visto molto incuriosito, si è gentilmente proposta di prestarmi il libro una volta finita la lettura, ma dovete sapere una cosa, io non riesco a farmi prestare i libri, li devo acquistare.  Continua

Storia di un corpo

Il periodo Pennac per me è ufficialmente sospeso. Dopo avere rispolverato la saga di Malousséne  sono passata infatti ad un libro che avevo comprato un bel po’ di mesi fa e che, non ho ancora capito per quale motivo, non ho iniziato subito a leggere.

Una cosa è certa:  Storia di un corpo di Daniel Pennac (Feltrinelli) è il mio primo libro del 2014.

Partiamo dalla prima considerazione: non c’è mai stato titolo più azzeccato (nella sua versione francese è Journal d’un Corps). Storia di un corpo è esattamente quello che dice di essere, ovvero il racconto giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, della vita di un uomo che considera il suo corpo come protagonista assoluto della storia che decide di raccontare alla figlia Lison. Un diario che ripercorre una vita intera, iniziato all’età di 12 anni e con un’ultima annotazione a 87 anni, poco prima di morire.

Tutto il racconto ruota dunque attorno al corpo con la descrizione precisa delle emozioni che si provano.  L’amore, la nascita di un figlio, un lutto, la guerra, la salute naturalmente, il rapporto con le altre persone, il lavoro, la modernità. Tutto quello che non ha a che fare con il corpo non viene citato se non marginalmente, ma del resto non è il nostro corpo che ci permette di vivere le emozioni che ogni giorno viviamo e di fare quelle esperienze che da bambini e fino all’età adulta forgiano il nostro carattere? Continua

La penultima fine del mondo

Eccoci giunte alla nuova presentazione delle Matte dal Leggere fuori dal blog. Venerdì 29 novembre alle 18, ci troverete – come di consueto per il nostro appuntamento mensile – al Monastore, il bookshop di Officine culturali interno al Monastero dei Benedettini sede della facoltà di Lettere e filosofia dell’Ateneo catanese. Venerdì sarà l’occasione per chiacchierare e bere un the insieme alla giornalista e pop artist Elvira Seminara che ci racconterà del suo “La penultima fine del mondo” (edizioni Nottetempo). Continua

Alta fedeltà – High Fidelity

Ieri pomeriggio, mentre chiacchieravo con M e le raccontavo del mio avvilimento nel proseguire la lettura della saga de “Il diario del vampiro”, improvvisamente mi sono resa conto di non aver mai recensito uno dei miei autori preferiti: Nick Hornby. Non sono matta, non è che mi sia balzato alla mente quest’idea così dal nulla. Si parlava di libri, anche perché le Matte da leggere avevano appena spacchettato un regalo delle Edizioni Nottetempo che presto trovate sul blog e che il mese prossimo presenteremo al Monastero dei Benedettini, e poi di film e di musica… E l’associazione è stata immediata: «Non abbiamo mai recensito nulla di Hornby… Perché?», dico. «Boh – risponde M – perché non lo scrivi?». Ed eccomi qua. Continua

La stanza della morte

C’era un tempo in cui non appena usciva un libro di Jeffery Deaver correvo a comprarlo e da quel momento in poi non passavano più di tre giorni prima che io scoprissi chi fosse l’assassino per poi riporre il libro in libreria soddisfatta. Ecco quel tempo mi sa che è finito e sto ancora cercando di capire perché.

Ieri sera ho finito La stanza della morte, l’ultimo di Jeffery Deaver (Rizzoli Libri). Volete sapere quanto ci ho messo? Quasi un mese e mezzo. Ebbene si!!!

Tanto per cominciare è rimasto sulla mia scrivania per giorni, prima che mi degnassi di leggerlo, poi ho cominciato a farlo mentre ero impegnata con altre letture e visto che non mi prendeva l’ho cominciato a relegare al secondo posto. Però devo ammettere che inizialmente a Deaver e al suo La stanza della morte avevo riservato il posto d’onore: la sera a letto, senza avere troppo sonno. Quindi le opzioni sono due, o almeno sono due quelle che mi vengono in mente. La prima è che è cambiato qualcosa nello stile di scrittura di Deaver che non me la rende più accattivante (c’è da dire che recentemente ho scoperto una cosa terribile, e cioè che Deaver, come del resto faranno tutti i grandi scrittori, fa scrivere la maggior parte dei suoi libri a dei ghostwriter che si smazzano il lavoro di ricerca e tutto, poi lui da un’aggiustata finale, ma il grosso non viene dalle sue mani); la seconda è che è cambiato qualcosa nei miei gusti personali di lettura e forse è il momento di dedicarsi ad altro. Non so quale sia la più corretta, ma il risultato non cambia. Continua

Io ti guardo, Io ti sento, Io ti voglio

Partiamo dal presupposto che erano almeno tre mesi che le mie amiche (non tutte) mandavano a palla il messaggio di avere letto il libro più bello dell’anno, amiche che, lo dico mentre sono le otto del mattino e ascolto (a palla anche questo) Panic Station dei Muse, nella loro vita avranno letto tre libri 😛

Aggiungiamo che in effetti poi io non mi sono troppo documentata su quello di cui stavano parlando, perché chi avrebbe mai potuto fidarsi di queste lettrici 😛 (si, si voi ).

Il loro suggerimento l’ho dunque messo a mollo e non ho neanche chiesto di che cosa parlasse il libro “è una bellissima storia d’amore” era molto più che sufficiente. Fatto sta che, neanche dieci giorni fa, dopo due libri gialli, mi sono detta che ci potevo provare a leggere questa mirabolante storia d’amore e allora ho mandato un messaggio allo spacciatore

Io: “hai i libri della Cao?”
Lui: “Di chi?”
Io: “E’ una trilogia, lei si chiama Irene Cao”
Lui: “Vedo di farteli avere” Continua

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