Questo libro è stato catartico.
Non l’ho amato, ma non posso neanche dire di averlo odiato, so però che è stato un libro da riflessioni.
Maschio Bianco Etero (J. Niven – Einaudi), l’ho comprato lo stesso giorno in cui ho portato casa A volte ritorno, del resto l’autore è lo stesso e volevo farmi una vera e propria overdose. Che ci posso fare sono così, o tutto o niente. Anche se con questo la mia parentesi Niven è momentaneamente chiusa.
Ad un primo approccio ho pensato di leggere un romanzo del genere chick lit, ma al maschile, poi però pian pianino ho ritenuto che si trattasse di qualcosa di un po’ più profondo…diciamo così.
Questo weekend è stato un lungo finesettimana dedicato alla lettura. Qualche giorno fa, mi ha telefonato Anna Cavallotto, che mi ha proposto di presentare un libro in una delle loro librerie, a Catania.
Detto, fatto. Sono schizzata in libreria a prendere una copia di La miscela segreta di casa Olivares di Giuseppina Torregrossa. Un libro che prima di ogni altra cosa ha solleticato uno dei vizi più viziosi che le Matte da leggere condividono: il caffè.
Continuando a lasciarmi trasportare dalle note (per me) nostalgiche intonate dalla consegna del Premio Andersen, oggi ho deciso di presentarvi Annalisa Strada, che ha appena ricevuto il riconoscimento Miglior Romanzo sopra i 15 anni con Una sottile linea rosa.
La prima volta che ho incontrato Annalisa, mi sentivo molto tesa. Il libro da lei scritto e che avevo inserito nel cartellone di appuntamenti del nostro Festival dedicato alla letteratura per ragazzi (all’epoca si chiamava ancora “Incontriamoci”) aveva una struttura e un’idea di base interessantissime, per non dire geniali.
Il libro – oggi purtroppo fuori catalogo – si intitolava Il condominio (edito da Hablò) e raccontava di uno stabile tutto particolare abitato da: i Goethe, i Gonzalez, i Casazza, i Mcintosh, i Sahid, gli Smith… Di fatto uno spaccato del mondo tutto stipato all’interno degli appartamenti che compongono il condominio stesso. Una grande metafora che mira a spiegare anche ai più piccoli il conflitto iracheno… E infatti anche nel condominio, a causa del problema che apre il romanzo (diciamo sinteticamente la “mancanza” dell’acqua) si scatena una vera e propria guerra tra i condomini fatta di dispetti senza esclusione di colpi e trovate esilaranti che meriterebbero di essere descritte nel dettaglio, ma non lo farò (la nostra biblioteca ne conserva una copia e quindi presumo anche molte altre).
Dopo la presentazione di venerdì scorso al Monastore del Monastero dei Benedettini, e il laboratorio insieme a Nadia Ruju, mi è presa un po’ di nostalgia. In realtà ci sono stati altri eventi che mi hanno suscitato tanti ricordi… Fra questi sicuramente la consegna del Premio Andersen 2014.
Ho deciso, quindi, di presentarvi i vincitori di quest’anno… Procedendo in ordine di apparizione con i vincitori della 33ª edizione del più ambito riconoscimento attribuito ai libri per ragazzi, ai loro autori, illustratori, editori e librai. La premiazione (svoltasi pochi giorni fa, il 24 maggio, al Museo Luzzati di Genova) per la prima volta ha visto assegnare anche il premio “Roberto Denti” alla migliore libreria per ragazzi dell’anno (ottenuto dalla Libreria Cuccumeo di Teresa Porcella), un riconoscimento promosso dall’Aie (Associazione italiana editori) e da Andersen per ricordare la figura e l’impegno del fondatore della storica Libreria dei Ragazzi di Milano, da sempre attiva nella giuria dell’Andersen insieme alla moglie Gianna Vitali.
Il mio girovagare sui Social Network mi fa fare belle scoperte che hanno a che fare con i libri.
Qualche tempo fa mi sono imbattuta in un tweet dove veniva citato “A volte ritorno” di John Niven (Einaudi) e mi sono incuriosita immediatamente. Ho aperto un’altra finestra del mio browser e ho cominciato a cercare di che cosa si trattasse. Neanche dieci secondi dopo avevo inserito il titolo del libro nella mia “wish list” e qualche giorno dopo il libro l’ho comprato.
Parto dalla trama e poi aggiungo le mie considerazioni, però prima vi dico che nella sua versione inglese il titolo è The second coming.
Pensate a Dio che, dopo secoli di duro lavoro, ad un certo punto decide di prendersi una settimana di vacanza, mettete poi che un giorno di Paradiso equivale a circa cinquant’anni di vita sulla Terra, il risultato è che in quei pochi secoli gli umani possono “combinare” cose disastrose, soprattutto se c’è Satana che ci mette il suo zampino.
Ok. Ho preso una strana calata. Anche perché non è che io mi senta particolarmente romantica in questo momento. Ma tant’è che fra un post e un altro, e l’incessante lavoro di archiviazione della mia biblioteca personale, ormai lo avete capito, incappo in titoli che non posso evitare di recensire. Fra questi, lo avevo anticipato in un precedente post, c’è “Jane Eyre” di Charlotte Brontë.
C’è una storia più di tutte che in qualche modo è stata ricorrente nelle mia adolescenza ed è quella di Rossella O’Hara e della sua Tara. Ovviamente ho visto prima il film e poi ho letto i libri, perché dovevo in qualche modo capire cosa sarebbe successo dopo quel “Domani è un altro giorno”.
Il mondo si fermava dentro casa quando la programmazione della tv diceva che Rhett e Rossella sarebbero apparsi, avevo comprato la videocassetta e non facevo che inserirla nel VHS per vedere e rivedere quella storia che mi faceva impazzire, amavo Rhett, mi sentivo un po’ Rossella, non potevo neanche vedere Ashley per quanto era inutile e Melania era così buona che non poteva che farmi antipatia. Poi da piccola lettrice ho chiesto di potere avere accesso alla libreria che mia madre aveva messo su con sua sorella nella casa dei miei nonni, piena di libri che a me sembravano centenari, ma belli belli belli.
Tra questi c’era anche Via col vento, in una versione che vi sfido a trovare e che profumava di carta che aveva riposato un bel po’ di anni in una libreria. Un odore buonissimo che ancora mi ricordo al solo pensiero. Fatto sta che cominciai a leggere.