Dovete sapere che appena incontro persone, in particolare persone che conosco, con dei libri devo sapere di cosa si tratta. La Trilogia della città di K di Agota Kristof lo scoprii una mattina in ufficio grazie ad una mia amica e collega che lo portò con sé a lavoro. La prima cosa che feci fu leggere il retro della copertina che nelle prime righe recitava: ‹‹Quando “Il grande quaderno” apparve in Francia a metà degli anni Ottanta, fu una sorpresa. La sconosciuta autrice ungherese rivela un temperamento raro in Occidente: duro, capace di guardare alle tragedie con quieta disperazione››. Con frasi come questa la curiosità del lettore è sicuramente stimolata. La mia amica, che mi ha visto molto incuriosito, si è gentilmente proposta di prestarmi il libro una volta finita la lettura, ma dovete sapere una cosa, io non riesco a farmi prestare i libri, li devo acquistare.
La scrittrice racconta la storia di due gemelli, Claus e Lucas, in tre distinti romanzi che compongono il libro. Il racconto è quello che gli studiosi definirebbero un romanzo di formazione ambientato in un posto non ben definito dell’Europa centrale durante la Seconda Guerra Mondiale. La storia inizia con i due gemelli ancora bambini che a causa della guerra vengono abbandonati dalla madre a casa della nonna. Le due donne non sono in buoni rapporti, ma con riluttanza l’anziana signora accetta di tenere con sé i due nipoti. Da questo momento in poi l’autrice racconterà l’infanzia dei gemelli, un’infanzia molto particolare che costringerà i bambini ad adeguarsi alle crudeltà della vita. La cosa che più mi ha stupito è che i gemelli non vivono passivamente o con vittimismo le loro sventure, ma si adegueranno alle crudeltà diventando a loro volta espressione di un cinismo che caratterizza tutti e tre i romanzi che compongono la trilogia.
Il primo romanzo, intitolato Il quaderno, finirà con i fratelli che dopo aver affrontato una serie di prove per forgiare il loro carattere decidono di affrontare la prova più dura, la separazione.
Nel raccontarvi la trama del libro direi di fermarmi qui, sia per evitare ogni tipo di spoiler, ma anche perché non è detto che quello di cui vi ho parlato fin ora sia effettivamente successo ai due protagonisti.
Ora passiamo ai motivi per cui ho scelto di parlarvi de La trilogia della città di K: la scrittura e la scelta delle parole. L’autrice, che si definisce essa stessa analfabeta, scrive in modo estremamente asciutto quasi a far sembrare in alcuni casi il testo un elenco puntato e con parole che non camuffano o lasciano intendere i concetti, ma anzi nella loro schiettezza raccontano le “malformazioni” di una società marchiata dalla guerra. Questa favola noir non è uno di quei libri che ti accompagnano durante la lettura, ma è una martellata che ti lascia stordito e perplesso alla fine di un’intensa e immersiva lettura (in questo caso positivamente :P).
(Agota Kristof/La trilogia della città di K/Einaudi/ pp. 384/ € 12,50)
Giovanni