Questo mese abbiamo voluto strafare, mettendo a dura prova la nostra resistenza letteraria. Cominciamo con il dire che ancora abbiamo tanto margine (e ancora ne dovremo trovare). Abbiamo letto un sacco, abbiamo scritto di più e, visto che abbiamo fatto un po’ di presentazioni in giro per la città di Catania, abbiamo anche parlato moltissimo (cosa per la quale abitualmente non siamo considerate propriamente delle avare).
Domani pomeriggio (venerdì 27 marzo 2015), alle 18.00, al Monastore (il bookshop del Monastero dei Benedettini), insieme ai più che amici di Officine Culturali presentiamo un altro autore. L’appuntamento è con Mariano Campo e il suo libro d’esordio dal titolo Con l’inchiostro dei vostri occhi edito da Akkuaria.
Visto che sono io (Mari) e non l’altra Matta a scriverne è doveroso raccontarvi qualcosa su Mariano. Lui è un giornalista e, come abbiamo scritto sul comunicato che abbiamo mandato vestendo i panni delle giornaliste e non quelli delle Matte, è responsabile dell’Ufficio Stampa dell’Università e Direttore di Radio Zammù. Quello che non abbiamo scritto e che invece vi raccontiamo adesso, è che Mariano, in una fase della mia vita, è stato il collega che guardavo con religioso rispetto. Ora mi tocca spiegarvi di che cosa sto parlando puntualizzando per bene, anche perché non è che adesso lo guardo con l’occhio storto :).
Avevo 18 anni quando ho cominciato a lavorare nella redazione catanese del Giornale di Sicilia. Lavorare forse è un verbo un po’ sovrastimato, per descrivere quello che facevo, in realtà passavo il mio tempo a cercare di capire dove fossero i posti dove venivo spedita, a scrivere cose che, oggi lo so, non potevano essere definite articoli, e che una volta su due venivano letteralmente strappate davanti ai miei occhi (io all’inizio inviavo tutto via fax, la preistoria).
Perché vi dico questo? Ora ve lo spiego.
Mariano credo che abbia una decina d’anni più di me (penso che domani glielo chiederò), e moooooltaaaaaaaaa esperienza. All’epoca era il responsabile delle circoscrizioni o municipalità, buh forse si chiamavano quartieri. Per me lui era bravo, conosceva tutto quello che c’era da sapere sui quartieri e io avrei voluto sapere lo stesso. Conoscere i numeri di telefono quasi a memoria, conoscere i presidenti delle circoscrizioni, i consiglieri e sfruguliare su tutto (una volta la lista dei numeri di telefono Mariano me l’ha passata e quel fogliettino da qualche parte ce l’ho ancora oggi :)). Insomma era il giornalista “grande” che avrei voluto essere. Anni dopo ci siamo incontrati al Comune di Catania, penso una decina d’anni dopo da quei diciotto anni, e finalmente ho potuto parlargli come una che sapeva di che stava parlando se l’argomento era il giornalismo. Questo per dirvi che quando abbiamo saputo che Mariano Campo aveva scritto un libro qui non ci sono stati dubbi sul fatto che il libro dovesse far parte di uno dei nostri incontri.
Detto questo, che è già tanta roba, vi do un accenno del libro che vi raccontiamo domani. Come scrivevamo sul comunicato Con l’inchiostro dei vostri occhi è una raccolta di racconti che sono quasi fotografie collezionate da Mariano in vent’anni di esperienze, di affetti, di sensazioni, di relazioni, di perdite e di nuovi incontri; un album che inizia dagli anni universitari e arriva fino alla riscoperta del significato di essere figlio e alla scoperta di essere poi padre, una dimensione quest’ultima grazie alla quale Mariano Campo ha deciso di tirare fuori dal cassetto quei fogli scritti nel tempo, per raccontarsi principalmente ai suoi figli che sono l’anima vera e sempre presente di questo libro.
Il titolo, come Mariano ha raccontato, durante la prima delle presentazioni che ha fatto a Catania, viene da una canzone francese che ascoltava ai tempi dell’Erasmus. Io un po’ me lo sono immaginato Mariano in Francia e, un’altra domanda che gli farò domani sarà:”Ma lo parli ancora il francese?”.
(Con l’inchiostro dei vostri occhi/Mariano Campo/Akkuaria)
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