Questo è uno di quei post che ci fanno fare un tuffo nel passato, o almeno, lo fanno fare a me.
Non sappiamo di che anni siete voi che ci leggete, ma quando eravamo noi piccoline, negli anni Ottanta, le favole le ascoltavamo con il giradischi. Io, nello specifico, se ero a casa dei miei nonni usavo il giradischi, una roba che si trovava esattamente nello studio di mio nonno un luogo che mi incuteva un po’ di timore, almeno è stato così fino a che sono stata abbastanza piccola da farmi incutere timore; se ero invece a casa mia avevo il mitico “mangiadischi“, arancione e pronto a farmi ascoltare le favole.
Ognuna di queste favole iniziava con una canzoncina che richiamava l’attenzione mia e dei miei cugini, all’ascolto di quella favola che, grazie al giradischi, aveva della atmosfere…croccanti. Direi di sì!
La canzone si chiamava A mille ce n’è ed era cantata da Vittorio Patrinieri (ho scoperto oggi), e suonava così: “A mille ce n’è/Nel mio cuore di fiabe da narrar./ Venite con me/nel mio mondo fatato per sognar…/Non serve l’ombrello,/Il cappottino rosso o la cartella bella/per venire con me…/Basta un po’ di fantasia e di bontà.”
Sulla questione fantasia mi sono sempre sentita preparata, era la questione bontà che mi faceva pensare a scenari nei quali Babbo Natale e la Befana, insieme, sarebbero potuti arrivare in cortile con un carico di carbone. Ma questa è un’altra storia!
Ho imparato così a conoscere le favole di Pollicino, del Pifferaio Magico, ma la mia preferita rimaneva Barbablù. Ci pensate che quando ero piccola io storie dell’orrore puro mi venivano propinate come favole dal contenuto positivo. E’ per questo che sono cresciuta così bene.
Tornando alle favole in vinile, non erano nient’altro che la versione vintage di quelli che sono gli audiolibri di oggi, ma assicuro a chi non ha mai avuto la fortuna di poterle ascoltare in quella versione, che il rumore della testina che si muoveva sul disco era qualcosa di speciale.
Per noi erano un modo di fare i bravi, di immaginare di avere quella bontà della quale parlava il tipo, ma soprattutto erano modi per sognare quello che ci veniva raccontato.
Molti anni dopo, esattamente una decina di anni fa, dissi ad una persona speciale, una di quelle buone che ho incontrato nella vita, di queste favole, di quanto mi piaceva e di quanto mi sarebbe piaciuto poterle riascoltare. Come per magia, invece del disco con una o due favole mi è arrivato un cd pieno di quelle tante favole che per anni ho tenuto in macchina e che mi ha accompagnato in viaggi più o meno lunghi.
Non so se siano state quelle favole a farmi venire la voglia di leggere. Posso dirvi con certezza che ricordo benissimo di me e dei miei cugini nello studio di mio nonno, che ci mettevamo davanti al giradischi ad ascoltare le storie e spero davvero che qualcosa del genere si possa ancora riproporre con i bambini di oggi.
M