E’ il primo romanzo di Jorge Amado che mi sia capitato fra le mani. Questo poste potrebbe anche essere un #nostalgicreader se non fosse che in questi giorni di riposo forzato, mia mamma mi ha portato un po’ di libri casa per darmi qualcosa di non stancante da fare e “Teresa Batista stanca di guerra” era dentro quella busta. L’ho riconosciuto subito nella veste editoriale che amavo tanto all’epoca (i Miti Mondadori a 5.900 lire, edizioni fantastiche!)… Ma niente. Della storia non ricordavo nulla (o quasi). Al libro rimanevano attaccati solo i ricordi delle circostanze in cui lo avevo letto per la prima volta. Ecco perché non taggo questo post come nostalgic reader. Ed ecco perché – anche se, come sapete, non amo farlo – l’ho riletto: qualcosa, in quella nostra prima volta doveva essere andato storto.
Eppure strano, perché le circostanze in cui l’ho letto mi hanno certamente portata a discutere a lungo di quella lettura… Era il primo anno di università. Le lezioni cominciavano alle 9 con Filologia Romanza nell’aula 3 di Palazzo Centrale a piazza Università. Io non conoscevo praticamente nessuno… O meglio, le persone che conoscevo già non erano nelle mie corde (come del resto io non ero nelle loro). Poi, una mattina, sulla panchina dove mi sedevo ad aspettare che aprissero l’aula, vedo una ragazza che leggeva lo stesso libro che stavo leggendo io ed era più o meno arrivata al punto dove ero arrivata anche io… Un bel modo per cominciare una conversazione. E poi da lì anche una lunga amicizia sulla quale ora – a distanza di più di 13 anni dalla laurea – non saprei cosa dire (o forse sì, ma preferisco non farlo). Fin qui il nostalgic reader. Ma del libro nella mia testa neanche il benché minimo ricordo, se non che lo avevo davvero divorato. E allora, visto che era come una nuova scoperta perché non riaprirlo?
Il romanzo racconta la vita della bellissima Teresa, un mulatta coraggiosa che deve confrontarsi con la povertà, col dolore, con la sofferenza. A raccontarne le vicende è un cantastorie, identificabile con lo stesso autore (che scrive il romanzo a Bahia nel 1972). All’inizio del romanzo, Teresa è una ballerina di samba da cabaret. ma il suo passato è ricostruito attraverso le voci di chi l’ha conosciuta (Amado, immagina infatti di aver raccolto testimonianze sulle banchine dei porti per raccontarne la storia). E’ orfana e la zia l’ha venduta al capitano Justiniano Duarte del Rosa che l’ha usata come schiava sessuale. E’ così che i sogni di una ragazzina dodicenne si infrangono tristemente. Il Capitano l’ha trasformata, “addomesticata” e come per tutte le altre vergini che ha fatto sue, e acquistato per pochi spiccioli, ha aggiunto alla collana che indossa un anello. Teresa ha tentato di ribellarsi, ma è stato tutto inutile, persino Daniél – l’unico pronto a sfidare il Capitano per amore suo – resterà ucciso per liberarla.
Teresa riuscirà a scappare e anche a inventarsi una nuova vita che, però, non sarà semplice: sconfiggerà il vaiolo nero, sarà una prostituta finchè il dottore Emiliano Guedes la strapperà a quella triste esistenza, la istruirà e le insegnerà i veri valori della vita. Ma anche il dottore è destinato a morire e Teresa a reinventarsi una ulteriore nuova vita dove dovrà lottare ancora contro il dolore, contro la sofferenza, contro l’infelicità che la perseguita, contro i soprusi.
Teresa si innamorerà, perché sono il coraggio e soprattutto il desiderio di un amore a spingerla ad andare avanti a ricominciare ogni volta. Ma neanche in questo caso sarà fortunata: le circostanze la separeranno da Juanario Gereba, un marinaio conosciuto al cabaret, lo crederà morto, tornerà di nuovo a fare la prostituta. Ed è così che inizia una “cronaca agiografica” di una moderna divinità: la santa delle donne di strada, dei quartieri malfamati, degli encantados, degli emarginati… indomita sindacalista dei bordelli, generosa animatrice di tutte le rivolte contro le ingiustizie terrene. Ed è la voce del popolo di Salvador, il mondo dei bassifondi di Bahia, che ne canta le gesta come figlia di Iansa, la semidivinità guerriera orixa (originariamente appartenente all’Africa occidentale). Un’eroina indimenticabile nelle parole di Amado che, ho ricordato mentre ri-leggevo il romanzo dello scrittore brasiliano, mi faceva sempre venire in mente la “Canzone di Marinella” di Fabrizio De Andrè.
Mi spiace di aver dimenticato per così tanto tempo questa storia. Che è storia di ieri, ma potrebbe anche essere storia di oggi… Di ogni giorno. Storie che spesso finiscono nel dimenticatoio collettivo dove è comodo riporre consapevolezze scomode, aggravate dal silenzio. Adesso non dimenticherò più. Ne sono certa.
(Teresa Batista stanca di guerra di Jorge Amado, Einaudi, pag. 547, euro 14)
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