Fra la richiesta della #bookchallenge c’è anche quella di leggere un libro ambientato nella propria città. E questo, anche se nel frattempo – come saggiamente ha già fatto M che era comunque molto più avanti di quanto non sia io – ho deciso di mollare la reading challenge 2015 per dedicarmi ad altre letture, è il romanzo che vale questa spunta sulla mia lista.
“All’ombra dei fiori di jacaranda” di Rosalba Perrotta è, infatti, ambientato in una Catania dagli anni Quaranta agli anni Settanta. Un romanzo che è stato molto piacevole leggere in questo periodo di allettamento… Anche se – probabilmente – è più apprezzabile da chi ha davvero conosciuto quella Catania e vissuto quel periodo storico. Il bon ton, i fidanzamenti in casa, i matrimoni… Un passato oggi così lontano che si ha qualche difficoltà a collocare come reali, visto che si parla di poco più di quarant’anni fa.
La protagonista è la piccola Arabella che, rimasta orfana a soli sei anni, viene affidata alla zia Colomba ricchissima e molto chiacchierata. La zia Colomba, una donna eccentrica, anticonformista, libera, emancipata (già molto prima che nasca l’ideologia femminista) che trasferisce in Arabella la propria ironia, il disincanto con cui guarda il mondo, ma anche l’importanza di concetti come la libertà e la forza di volontà nel realizzare le proprie aspirazioni. E’ così che Arabella cresce cosmopolita in una villa colma di opere d’arte, circondata da un universo di stimoli culturali e idee libertarie… Ma con poco affetto visto che la zia “vedova, ricca e giramondo”, nel coltivare la propria voglia di libertà e i propri desideri, la affida alle cure di Caterina, una bisbetica domestica, molto rigida in fatto di disciplina.
Il libro è scorrevole, dinamico, lontano da tutti quelli che per me sono ormai diventati insopportabili cliché sulla letteratura (e sulla fiulmografia) ambientata in Sicilia della quale però si raccontano anche i profumi e le antiche tradizioni e contraddizioni.
C’è uno zio d’America che ha reso ricco la buonanima del marito di Colomba (Ciccio Lanzafame) con un’eredità inattesa. C’è un’amicizia che nasce prepotente con una coetanea vicina di casa e di scuola, Annalisa. Ci sono i ritorni inaspettati di zia Colomba di cui si legge sempre in cartoline che arrivano da ogni parte del mondo e che ogni tanto appare (come un fulmine di guerra) per poi riscomparire altrettanto velocemente. C’è qualche chicca di dialetto che colora tutto il romanzo di sapori regionali.
L’intelligenza e la sensibilità di Arabella sono acuite dalla sua solitudine. Arabella deve crescere in fretta in quella meravigliosa casa – di Colomba Santavenera dei baroni di Poggiolicuti – ai piedi dell’Etna che vede il mare da un lato e il vulcano dall’altro. C’è un albero di jacaranda da fiori pervinca nel giardino di quella casa. E c’è il momento in cui Arabella aprirà i suoi occhi e spiegherà le ali, lontana dagli ambienti e dalla mentalità che le sono sempre andati stretti, quando nell’aria comincia a sentirsi profumo di cambiamento. E la capacità di sentire quel profumo, e soprattutto di apprezzarlo, forse, è proprio merito di zia Colomba.
Carla
(All’ombra dei fiori di jacaranda di Rosalba Perrotta, Salani, pag. 357, euro 12,90)