Per la nostra rubrica del martedì, i Matti per le Matte, torna Dino Lodato (anche se, ormai lo avete capito, lui si ostina a firmarsi Leonardo). Ok, ormai, solo io lo chiamo “DIIIIINOOOO”, voi nel frattempo avete cominciato ad apprezzarne la penna sopraffina e le scelte letterarie raffinate e ricercate.
Oggi, ha deciso di presentarci e suggerirci la lettura de La ballata dei bastarduna… e io leggendo la sua recensione ho scoperto una cosa che non sapevo… Quindi adesso corro a comprare il libro. E visto che ho tanti motivi per ringraziarlo – in particolare in questa occasione – per questa volta gli dirò “Grazie, Leon!”.
Carla
«…Il flauto di Abdalla risuona lontano. Il cuoco turco mi dice che è bravo, che anche in Turchia si suona quel flauto, si chiama ney. Un flauto di canna di bambù che, se ho capito bene, è uno strumento sacro, il suono dell’anima o qualcosa del genere… Glielo devo dire ad Abdalla che anche dalle nostre parti si suona un piffero cazzuto come il suo, u friscaleddu, ma è tutta un’altra roba, una cosa da pastori o da ballo nei campi, non è il suono dell’anima quello, o forse sì? Chi lo sa, chi lo ha mai sentito ‘sto suono dell’anima, chi l’ha mai vista un’anima?!…».
Sta forse qui la chiave di lettura de “La ballata dei bastarduna“, romanzo di Bob Salmieri che chiude, idealmente, la trilogia dedicata alla Sicilia, al viaggio, alla fuga e allo smarrimento.
Bob Salmieri è raffinato musicista e compositore, anima dell’ensemble musicale Milagro Acustico che, da anni, si prodiga affinché quel meltin’ pot di tradizione e di cultura siculo-araba, proveniente dai Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, possa ritrovare l’antico splendore grazie alla rivisitazione di un progetto che racchiude artisti la cui storia affonda le proprie radici in terre così vicine tra loro eppure, spesso, considerate
distanti anni luce.
I “Bastarduna” raccontati da Bob Salmieri, romano di nascita, proveniente da una famiglia favignanese emigrata in Tunisia, sono i fichidindia tardivi, nati da seconda foiritura a scapito dei piccoli fichidindia della prima fioritura eliminati a forza, “figli” ilegittimi, insomma, e malandrini. Ma senza semi.
I “Bastarduna” sono tutti quei personaggi che s’incontrano nel libro. I vari Esteban, Alvarez, Pierre. Che mischiano le proprie origini i pregi e i difetti. Che parlano tante lingue, che si affrontano, si uccidono, si amano, ridono e piangono mischiando il sale delle lacrime di nostalgia con quelle di una felicità perduta.
“La Ballata dei Bastarduna” è il racconto di un lungo viaggio dove il suono del ney colora le vite dei protagonisti, scandisce i tempi della fatica e del tanto agognato riposo. Da Favignana ad Amsterdam, dalla Francia alla Spagna fino a Roma. Ricordando e ricordandoci che siamo sempre stati terra di conquiste, anime “rapite”. Col solito pallino del ritorno a casa, nei luoghi del cuore, tanto belli e affascinanti quanto respingenti. Ma, pur sempre, luoghi del cuore e di quell’anima che non abbiamo mai visto. Ma che
sentiamo dentro di noi.
Leonardo Lodato
(La Ballata dei Bastarduna di Bob Salmieri, illustrato da Vezio Paoletti, Edizioni Progetto Cultura, Pag. 198, euro 12,00)