Questo è un post nostalgico. In questi giorni ho dovuto fare spazio nell’iPhone che si era un po’ intasato di fotografie (da quando è nato Bubù è uno scatto continuo…!) e mentre facevo un po’ di ordine tra i file, mi sono capitate tra le mani le foto dell’estate scorsa e del nostro viaggio a Budapest… Una settimana splendida che ha avuto anche degli inaspettati risvolti letterari con Quasimodo. Ma andiamo con ordine.
L’estate scorsa, Marzio ed io, siamo tornati a Budapest: una città di cui ci siamo letteralmente innamorati e che i nostri amici Eszter e Pierpaolo (e la mamma di Eszter, Andrea) hanno trasformato nella nostra seconda casa. Questa volta, però, non ci siamo fermati alla visita di questa magica capitale europea, ma ne abbiamo esplorato (un pochino, abbiamo appena cominciato) i dintorni. E lo abbiamo fatto partendo dal Lago Balaton.
Una mattina di buon ora, Pierpaolo è venuto a prenderci e (salvo il fatto che Marzio lo ha fatto aspettare non poco sotto l’hotel) siamo partiti in direzione del lago che dista poco più di un’ora dalla città. E una volta lì, abbiamo cominciato a perderci fra le meravigliose cittadine che ne puntellano la costa. Siamo partiti da Veszprém, quindi ci siamo spostati a Balatonfüred e infine abbiamo raggiunto Tihany: e ciascuno di questi luoghi ha una sua magia particolare che vorrei descrivervi, ma non lo farò altrimenti vado fuori tema. Ora il punto è: che cosa cavolo ha a che fare con le Matte da Leggere la gita sul “mare d’Ungheria“?
E’ presto detto. La passeggiata sul lungo lago a Balatonfüred è magica per tutti gli appassionati di letteratura perché ci si muove all’interno di un parco letterario. Anzi di più, tutto il lungo lago è un parco dove tutti gli alberi (proprio tutti tutti, e credetemi che sono davvero tanti) sono stati piantati da importanti esponenti della letteratura mondiale: il primo nel 1926 dall’indiano Rabindranath Tagore (di cui oggi questa passeggiata porta il nome), Premio Nobel per la Letteratura nel 1913 che si curò proprio nella cittadina sulle sponde del “mare ungherese”.
Quello che non sapevo, inoltre, era il profondo legame fra Salvatore Quasimodo e la terra magiara. Il poeta modicano, Premio Nobel per la letteratura nel 1959, fu il secondo scrittore a piantare un tiglio a Balatonfüred, nel 1961, e sotto quel tiglio è ancora oggi la targa con la dedica che Quasimodo volle consegnare agli ungheresi: «Con cuore felice metto questo albero sulle rive delle onde del Balaton che avrà foglie al di là della mia vita provvisoria | Le sue radici entrano profonde nell’eterna e fiera terra magiara tormentata sempre nella storia | Ma ogni fronda dia un saluto a coloro che venendo qui amano la poesia che fa nascere gentilezza e giustizia nell’uomo di ogni nazione» (27 giugno 1961).
Il giardino della poesia della scienza e della creatività è oggi florido degli alberi che anche filosofi, scienziati e persino astronauti hanno piantato sulle incantevoli rive del più grande lago dell’Europa Centrale: un boschetto di tigli che adesso mostra include un’unica quercia, che per i romani era simbolo di virtù, forza, coraggio, dignità e perseveranza, piantata dal poeta italiano Dante Marianacci, direttore dell’Istituto italiano di Cultura del Cairo e consigliere culturale dell’ambasciata d’Italia profondamente legato alla cittadina di Balatonfüred cui ha dedicato la poesia “La statua del vento del Balaton”.
Girellando qua e là sul web abbiamo poi scoperto che il parco “Salvatore Quasimodo” di Roccalumera si gemella spesso con Balatonfüred sia per il Premio internazionale di poesia “Salvatore Quasimodo” e allora (forse) man mano che li visiterò scriverò un post per una Matta sezione dedicata ai parchi letterari o a luoghi suggestivi per i Matti da Leggere. Vi piace l’idea?
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