Qualche settimana fa Gabriele e Shona mi hanno proposto di andare al cinema a vedere un film in lingua originale. Faccio una breve digressione per dire che è stata una bella iniziativa durata tutto l’anno, ma che mi sembra momentaneamente sospesa ed è un peccato.
Cmq il film che avremmo dovuto vedere insieme era Divergent. Di che parlava? Non ne avevo idea, immaginavo solamente che si trattasse di qualcosa di fantascientifico ambientato in qualche secolo di quelli che devono ancora venire.
Non appena il film è iniziato ho fatto la mia prima “malacumpassa” e, dall’altro della mia saccenza, ho detto a Shona, che mi sedeva vicino, “ah è ambientato a New York, si capisce dai grattacieli”. Lei carina mi ha detto “Veramente a me sembra Chicago, ma comunque stai tranquilla, le città americane sembrano tutte uguali dall’alto”. Io mi sarei fatta un pernacchio 🙂
Continuando a lasciarmi trasportare dalle note (per me) nostalgiche intonate dalla consegna del Premio Andersen, oggi ho deciso di presentarvi Annalisa Strada, che ha appena ricevuto il riconoscimento Miglior Romanzo sopra i 15 anni con Una sottile linea rosa.
La prima volta che ho incontrato Annalisa, mi sentivo molto tesa. Il libro da lei scritto e che avevo inserito nel cartellone di appuntamenti del nostro Festival dedicato alla letteratura per ragazzi (all’epoca si chiamava ancora “Incontriamoci”) aveva una struttura e un’idea di base interessantissime, per non dire geniali.
Il libro – oggi purtroppo fuori catalogo – si intitolava Il condominio (edito da Hablò) e raccontava di uno stabile tutto particolare abitato da: i Goethe, i Gonzalez, i Casazza, i Mcintosh, i Sahid, gli Smith… Di fatto uno spaccato del mondo tutto stipato all’interno degli appartamenti che compongono il condominio stesso. Una grande metafora che mira a spiegare anche ai più piccoli il conflitto iracheno… E infatti anche nel condominio, a causa del problema che apre il romanzo (diciamo sinteticamente la “mancanza” dell’acqua) si scatena una vera e propria guerra tra i condomini fatta di dispetti senza esclusione di colpi e trovate esilaranti che meriterebbero di essere descritte nel dettaglio, ma non lo farò (la nostra biblioteca ne conserva una copia e quindi presumo anche molte altre).
Dopo la presentazione di venerdì scorso al Monastore del Monastero dei Benedettini, e il laboratorio insieme a Nadia Ruju, mi è presa un po’ di nostalgia. In realtà ci sono stati altri eventi che mi hanno suscitato tanti ricordi… Fra questi sicuramente la consegna del Premio Andersen 2014.
Ho deciso, quindi, di presentarvi i vincitori di quest’anno… Procedendo in ordine di apparizione con i vincitori della 33ª edizione del più ambito riconoscimento attribuito ai libri per ragazzi, ai loro autori, illustratori, editori e librai. La premiazione (svoltasi pochi giorni fa, il 24 maggio, al Museo Luzzati di Genova) per la prima volta ha visto assegnare anche il premio “Roberto Denti” alla migliore libreria per ragazzi dell’anno (ottenuto dalla Libreria Cuccumeo di Teresa Porcella), un riconoscimento promosso dall’Aie (Associazione italiana editori) e da Andersen per ricordare la figura e l’impegno del fondatore della storica Libreria dei Ragazzi di Milano, da sempre attiva nella giuria dell’Andersen insieme alla moglie Gianna Vitali.
Ieri mattina ho ricevuto una telefonata. «Pronto? Sono Nadia. Come stai?». Ed io «Alla grande, Nadia bella! Solo che… diciamo… Non è che sia proprio un buon momento. Ti posso chiamare fra una mezz’oretta appena finisco questa cosa che sto facendo?». E Nadia, che è dolce e soave come le sue illustrazioni: «Certo… Che problema c’è?».
Capita a volte che mi metta a guardare cosa nasconde la mia libreria. Perché di libri ne ho letti tanti e alcuni vorrei rileggerli. Per qualcosa serve molto tempo, per qualcos’altro invece basta poco.
Capita anche che a volte mi decida a prendere uno di quei libri che riposano da chissà quanto tempo e a pensare di regalarlo a qualcuno, così com’è, con il mio nome, con qualcosa che ho annotato. Ma il pensiero dura poco perché poi rimetto tutto al suo posto e faccio finta di avere pensato ad altro. Sono gelosissima di quegli amici di carta e regalarli a qualcuno non sono ancora pronta.
L’ultimo libro che ho rispolverato è Urashima Taro, di Davide Longaretti e Mayuko Tazumi, per Orecchio Acerbo, una delle case editrici più fantasticamente fantastiche che si occupano di libri illustrati per ragazzi. Volevo regalarlo ad un mio piccolo cugino, ma il suo disinteresse per nulla celato, mi ha convinto a non fare il passaggio di mano 🙂
Se siete d’accordo avrei deciso di restare sul tema “differenze fra uomini e donne” per presentarvi tre albi, meravigliosamente illustrati da Vittoria Facchini, dedicati proprio alla scoperta del corpo, alle differenze di genere e dei falsi miti: “I maschi non mi piacciono perché“, “Le femmine non mi piacciono perché” e “Pisellini e farfalline, sono più belli i maschi o le bambine?“.
Questo manga l’ho scoperto grazie a mio fratello Antonio, anche lui divoratore di fumetti e mio iniziatore di genere. Ho cominciato a leggere fumetti quando ero piccolissima. Topolino, il Corriere dei Piccoli (anche le raccolte che mio papà aveva fatto da ragazzo), Snoopy (una rivista settimanale che uscì verso la fine degli Anni 80 e fino a metà degli Anni 90), le strisce dei Peanuts, le strisce di Mafalda, Asterix; poi, più grandicella, le altre strisce di Quino, gli Sturmtruppen, e i Dylan Dog che leggevo di nascosto (perché mio fratello temeva che io potessi impressionarmi troppo), i vari supereroi della Marvel… E poi ancora (questa volta spacciati dal mio amico Edy) Ratman, Alita, Sandman…