All’appuntamento settimanale dei Matti per le Matte da Leggere torna MAMMA C. Non soltanto perché ha avuto voglia di scrivere per noi Matte un’altra recensione, ma anche perché i nuovi nominati dalle Matte… Stanno un po’ latitando. E dunque, vi invitiamo nuovamente a farvi avanti, per proporci le recensioni dei vostri libri del cuore, e intanto eccovi un post dedicato a Cecità di José Saramago.
Le Matte da Leggere
Questo romanzo di José Saramago me l’ha consigliato mia nipote Simona. E io dopo averlo finito… Non ho potuto fare a meno di consegnarlo nelle mani di C, che lo ha divorato.
In verità avevamo già letto molto altro del Premio Nobel per la Letteratura Saramago (vi annuncio che C a breve recensirà un altro dei suoi libri preferiti di questo autore… Visto che questo se lo sente un po’ “rubato”), ma questo libro è stata una vera e propria illuminazione. Forse il termine “illuminazione” – considerato il tema del romanzo – considerato cinico… Ma così non è. Anzi.
Ci troviamo in un tempo e in un luogo non meglio precisati. All’improvviso – come se si trattasse di un’epidemia – tutta la popolazione comincia a diventare cieca.
Io non so come voi immaginiate la cecità; personalmente la immagino buia, come gli abissi più neri. Ma la cecità raccontata da Saramago non è così. E’ una specie di coltre lattiginosa, una nube bianca che impedisce la vista.
Ovviamente, come chiunque si ritrovi in una situazione inattesa e ingiustificata, le reazioni dei personaggi sono devastanti. C’è chi si approfitta dell’improvvisa cecità dell’altro da sé, chi lascia che la violenza esploda, chi si dispera perché non trova soluzioni o prospettive possibili. La civile convivenza sociale è minata alle sue radici… E non è un caso se le prime vittime della misteriosa patologie vengano inizialmente rinchiusi in un ex manicomio, sia per la paura del contagio sia per l’insensibilità dell’uomo.
Tutto comincia con un automobilista fermo al semaforo che non sa dare spiegazione a quanto gli sta accadendo: di colpo vede tutto bianco. Giunto dall’oculista insieme alla moglie e dopo essere stato derubato, l’uomo scopre che nello studio medico non è il solo ad essere stato colpito da questa strana cecità… E di lì a poche ore, anche il medico sarà vittima del contagio. In breve, sarà così per tutta la città. Solo una donna sembra essere immune alla terribile malattia.
Il racconto ha quasi un impianto fantastico. José Saramago dosa con la precisione di un alchimista gli ingredienti di un romanzo che pur se appartenente a un genere dalla matrice “leggera” ne valica i limiti mostrando tutto l’orrore di cui l’uomo e la società contemporanea sono capaci. La storia infatti è una grande metafora sulla ferocia e la violenza dell’umanità e sulla sua incapacità di vedere e distinguere le cose sulla base delle categorie razionali, sulla sua indifferenza e sul suo egoismo. La donna-immune, all’interno di questa grande metafora che costituisce l’essenza del romanzo stesso, ha un ruolo fondamentale: il bene in mezzo al male. La legge che vige nella città-innominata, però, è quella del più forte: l’istinto primordiale di sopravvivenza. Un (triste) ritratto del nostro mondo che vuole tradursi in un invito a combattere contro le contraddizioni della nostra società e del nostro tempo.
Una storia senza tempo e senza luogo. Senza visi e senza nomi. Perché ciascun personaggio potremmo essere noi, tutti ciechi quando fingiamo di non vedere o di non poter fare del bene. Oppure, diventare ciechi è in realtà l’unico modo per vedere?
MAMMA C
(Cecità di José Saramago, Feltrinelli, euro 9,50)