I nostri nominati hanno risposto alla nostra “provocazione” e adesso i loro scritti (recensioni, articoli, riflessioni, suggerimenti proposte) affollano la nostra mail. La rubrica dei Matti per le Matte ci piace davvero tanto e, dunque, visto che oggi è martedì cominciamo con le presentazioni. Oggi è il turno della giornalista Carmen Greco, che ci racconta della sua passione per il mare, i pesci e la cucina (e non possiamo non confessare quanto sia difficile ascoltarla mentre parla dei manicaretti che prepara con passione e maestria… senza cominciare a sbavare)… Ma soprattutto, Carmen ci racconta di un libro che ha il pregio di aprire gli occhi e di non chiudere la porta alla speranza. Buona lettura a voi!
Guardarlo da lontano e sentirne l’odore di salmastro, starci dentro e fare snorkeling fluttuando nel liquido amniotico.
Adoro il mare e mi piacciono i pesci. Mi piace guardarli sott’acqua e sui banchi della pescheria di Catania, nei documentari e nelle opere d’arte. Mi piace pulirli, cucinarli, mangiarli. Non me ne vogliano gli animalisti.
Quest’estate una mia amica ambientalista mi ha regalato un piccolo libro-inchiesta sul mare. Avevamo discusso più volte su quello che mangiamo, sul pesce che mangiamo, e un giorno se n’è venuta con questo piccolo libro-inchiesta di Nicolò Carmineo che insegna Diritto della navigazione e dei Trasporti all’Università di Bari. Il titolo Come è profondo il mare, riprende una canzone di Lucio Dalla e temevo fosse il solito “pippone” sull’ambiente e sull’inquinamento del mare. Mi sono dovuta ricredere.
Innanzitutto perché da questo libro ho imparato un sacco di cose. Per esempio che esiste un’isola galleggiante il «Great Pacific Garbage Patch» che si sposta negli oceani, grande quanto un continente e fatta di tutta la plastica che gettiamo in mare; oppure che i pesci, soprattutto tonni, pesci spada, squali, non riescono più a distinguere il placton dai “coriandoli” di plastica, ormai elementi fissi della “zuppa marina” in cui vivono, e se li mangiano.
Ma non è solo la plastica ad aver trasformato il mare nella più grande discarica del pianeta. Anche mercurio e tritolo, entrano nella catena alimentare dei pesci e, quindi, anche nella nostra.
Ho “ripassato” anche la storia dell’inquinamento del mare nel triangolo della morte tra Augusta, Priolo e Melilli, della malformazioni scoperte prima negli scheletri dei pesci, poi nei bambini, del trasferimento del pretore di Augusta che stava indagando sui potenti dell’epoca.
Il libro, però, parla anche di tutte quelle persone che si sono impegnate e si impegnano ogni giorno per difendere il mare, per far nascere una nuova consapevolezza in noi, osservatori, consumatori, ospiti (spesso indesiderati) di questo mondo d’acqua. E’ un libro che apre gli occhi, ma che apre anche alla speranza. A patto, però che abbiamo voglia di sapere, di farci delle domande, di informarci e soprattutto di cambiare “vision”, di cambiare prospettiva. Di cambiare, come si legge nel libro, «la scala dei valori e riscoprire la nostra umanità riappropriandoci del tempo, come fanno le balene, a scapito del mondo virtuale nel quale ci siamo rifugiati per non affrontare la realtà».