Anche questa settimana l’ospite delle Matte da leggere per l’appuntamento con i Matti per le Matte è Jessica Emanuele, con un libro suggerito nel corso di giornalismo.
Vi siete mai chiesti cosa vi spinge a scegliere un libro piuttosto che un altro? I lettori seriali di certo avranno un metodo, che sia leggere la trama di quello con la foto di copertina più bella, o prendere in mano quelli di un autore che già si conosce e si apprezza. I metodi di scelta sono proprio tanti, c’è anche chi non sapendo scegliere passa ore tra gli scaffali prendendo tutto quello che capita e leggendo tutti i titoli più affascinanti. Io ad esempio faccio un po’ tutte queste cose, a seconda del tempo a disposizione che ho per scegliere il libro e soprattutto per leggerlo! Quando sono in vacanza dallo studio mi decido a comprare quel libro impegnativo e lungo che volevo leggere da tanto, quando sono indaffarata con l’università preferisco dedicarmi a qualcosa di leggero che mi faccia riposare nel tempo libero.
Un anno fa invece mi è successa una cosa che mai avrei pensato potesse accadere: mi sono innamorata di un libro che il mio professore di giornalismo aveva messo nel programma, e che quindi era da studiare e portare all’esame! Di incredibile c’è che solitamente, tutti i libri scolastici che siamo costretti a leggere, ci sembrano terribilmente noiosi.
Quando ho iniziato a leggere “Cosa tiene accese le stelle” ho capito subito che stavolta sarebbe stato diverso, e adesso proverò a spiegarvi perché.
L’autore è Mario Calabresi, neo direttore del giornale La Repubblica, che racconta tante piccole storie in un tono splendidamente normale e allo stesso pieno di significato. La prima storia è strettamente personale, parla di com’è cambiata la vita della nonna con l’invenzione della lavatrice, gli altri racconti vedono susseguirsi scienziati, gelatai, medici, presidenti di calcio, artisti, imprenditori, persone comuni: tanti italiani che sono riusciti a realizzare i loro sogni.
Il filo conduttore che lega tutti i protagonisti è proprio il momento in cui è cambiata la loro vita, quando hanno capito che avrebbero potuto fare qualcosa di grande e come si sono impegnati per riuscire a raggiungere i loro obiettivi.
E così scopriamo che il gelato Grom è stato inventato da due ragazzi torinesi che volevano dare una svolta alla loro vita e adesso vantano punti vendita in tutto il mondo, che oggi il figlio di un contadino può aspirare a diventare un uomo di successo se è disposto a fare molti sacrifici e ad impegnarsi più degli altri, che chiunque ha la possibilità di aspirare al meglio.
La differenza sostanziale tra i ragazzi degli anni 70 e quelli di oggi, è che allora tutti potevano ambire a delle condizioni di vita migliori, i sacrifici dei genitori avrebbero permesso ai figli di studiare o di avviare un’attività, la speranza di un futuro migliore era concreta e tangibile. Oggi invece non riusciamo a vedere oltre, il nostro orizzonte si è fermato al presente e pensare che il progresso possa andare avanti così velocemente come è successo ai nostri genitori ci sembra impossibile.
Cosa tiene accese le stelle è una domanda alla quale Calabresi prova a dare una risposta, ma che allo stesso tempo riesce ad entrare come un tarlo nella testa di chi legge questo libro, perché ci fa riflettere su cose che spesso diamo per scontate ma che non lo erano affatto per chi c’era prima di noi.
Ringrazio il mio professore per aver provato a dare una lezione a tutti i suoi studenti ricordandogli, come ha fatto con me, che il futuro è solo nostro, tocca a noi fare la differenza nella nostra vita.
(Cosa tiene accese le stelle/Mario Calabresi/Mondadori/pp 130/ € 17)
Jessica Emanuele