Non una volta ci è capitato di interrogarci su tutta una serie di questioni che hanno a che fare con la lettura.
Non una volta, attraverso Fb e Twitter, vi abbiamo chiesto come procedete con le letture, se arrivate fino alle fine, se leggete contemporaneamente più cose e se, ancora, ci sono delle tematiche che apprezzate più delle altre.
Anche noi, di tanto in tanto, non arriviamo fino alla fine del libro. Io, M, cerco di arrivare più avanti possibile, lei, C, invece se non ama una cosa interrompe la lettura dicendo: “Uno dei diritti del lettore, citati da Pennac, dice chiaramente che un libro, se non è di nostro gradimento, possiamo lasciarlo andare”.
Sempre tornando al gruppo di lettura, mi è venuto da pensare ad un’altra riflessione, fatta da uno dei ragazzi che ho conosciuto la scorsa settimana e che suonava più o meno così: “C’è tanta roba da leggere che so già che non basterebbe una vita intera per leggere tutto, quindi perché dovrei andare avanti con qualcosa che non mi piace”. Una riflessione che non fa una grinza.
Veniamo a Pennac. Nel suo Come un Romanzo, ha fatto una lista di dieci punti che sono diventati i diritti del lettore che vi metto di seguito e sui quali vi metterò un mio personale commento. Poi magari voi mi direte che ne pensate.
1) Il diritto di non leggere: effettivamente è un diritto che dovremmo tenere bene in considerazione e qui mi rifaccio alla riflessione fatta dal ragazzo del gruppo di lettura (di cui ovviamente non ricordo il nome); non possiamo leggere sempre, sia che si tratti di giornali, di post su internet, di libri. Scrive Pennac a proposito di questo diritto “se possiamo tranquillamente ammettere che un singolo individuo rifiuti la lettura, è intollerabile che egli sia – o si ritenga – rifiutato da essa”.
2) Il diritto di saltare le pagine: alzi la mano chi non lo hai mai fatto. A me è capitato. Descrizioni infinite prolungate per pagine e pagine, o anche solo incidentali all’interno di paragrafi, che erano più lunghe delle frasi principali. A proposito di questo lo scrittore francese ammettendo di averlo fatto e riferendosi ai ragazzini dei quali dice “dovrebbero fare altrettanto” aggiunge “Un grave pericolo li minaccia se non decidono da soli quel che è alla loro portata saltando le pagine che vogliono: gli altri lo fanno al posto loro”.
3) Il diritto di non finire un libro: è il diritto del quale vi parlavo qualche riga fa. Se, come scrive Pennac “ci sono mille ragioni per abbandonare un romanzo prima della fine”, vi dico subito che mi sembra uno dei diritti imprescindibili del lettore, per una pura questione di sopravvivenza e per non farsi rovinare la lettura di qualcos’altro di bello.
4) Il diritto di rileggere: rileggo poco, ma quando lo faccio lo faccio perché qualcosa mi è rimasta nel cuore. Quando l’ho fatto non è mai stata una perdita di tempo, non l’ho considerata mai come tale, perché se per ogni lettura c’è un tempo giusto, anche una rilettura, può essere adatta, perché magari si riprende il libro in mano con più coscienza e con più tranquillità di quando lo si era fatto la prima volta, scoprendo delle verità che non si erano colte. E poi, scrive Pennac “rileggiamo soprattutto in modo gratuito, per piacere della ripetizione, la gioia di un nuovo incontro”.
5) Il diritto di leggere qualsiasi cosa: chi lo ha detto che ci sono romanzi da leggere e romanzi da non leggere? E’ la vostra parola contro la mia, riguardo a qualunque argomento. Io non mi vertono di avere letto le 50 sfumature e di avere amato la saga di Twilight e so per certo che troverò piacevole qualcosa che per altri potrebbe essere una porcheria. Di questo dice Pennac: “Ci sono buoni e cattivi romanzi. Molto spesso sono i secondi che incontriamo per primi sulla nostra strada. E, parola mia, quanto toccò a me, ricordo di averli trovati “belli un casino””.
6) Il diritto al bovarismo: ognuno, quando in mano una storia ha il sacrosanto diritto di immaginarsi, quello che legge, del tutto a suo modo. Queste le parole dell’autore : “E’ questo, a grandi linee, il “bovarismo”, la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazione: l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza, l’identificazione che diventa totale e il cervello che prende”.
7) Il diritto di leggere ovunque: io leggo ovunque. A letto, a mare, in macchina, in metropolitana, mentre aspetto qualcuno seduta al tavolino di un bar. L’unico posto dove non mi piace leggere è in bagno, ma questo è un problema mio.
8) Il diritto di spizzicare. chi lo ha detto che un romanzo va letto tutto d’un fiato. Magari, in una giornata abbiamo solo pochi momenti a disposizione, magari quei momenti sono perfetti per leggere quella frase in particolare. Quindi perché no?
9)Il diritto di leggere a voce alta: questa è una goduria. Voi lo fate di tanto in tanto? Io sì. E’ bello sentire, quando intorno c’è silenzio, quello che gli occhi stanno leggendo. In questo modo la lettura diventa tridimensionale, almeno per me. Leggo, ascolto e nel frattempo la mia mente è impegnata ad immaginarsi la storia della quale mi sto nutrendo.
10 Il diritto di tacere: questo è uno dei diritti più difficili da declinare. Io lo declino così: da qualche tempo a questa parte ho imparato a stare da sola. Se prima passare dei momenti con me stessa era quasi un problema, ora apprezzo moltissimo quegli attimi in cui non sento rumori, non devo parlare con nessuno, ma in cui godo semplicemente di quello che mi sta intorno, che si muove e che si muoverebbe anche se io non fossi lì. Io non devo fare niente e il mondo non deve fare niente per accogliere questi miei umori. La maggior parte delle volte in cui mi trovo sola ho una storia con me, un libro che ho portato in borsa o che mi ha accompagnato sottobraccio. Stiamo lì, in silenzio, ma io so benissimo che c’è una storia che mi aspetta, solo che non è ancora arrivato il momento di rituffarmici.
E voi, come declinate i dieci diritti del lettore?
M