Non posso ancora dire con certezza che questo libro (che oltretutto vale una spunta fantastica sulla nostra Matta Reading Challenge) sia il più bello del 2016: infatti, anche se – a dire la verità – le premesse ci sono tutte… mi sembra decisamente prematuro. Certamente però conquista il primato del libro più bello ed utile appartenente alla categoria “Gravidanza“.
Il saggio in questione, è “Il linguaggio segreto dei neonati” di Tracy Hogg. In realtà, quando mi ero messa a spulciare il web alla ricerca di titoli curiosi e interessanti, attinenti al tema maternità… Questo titolo (e – a dirla proprio tutta – anche i successivi “Il linguaggio segreto dei bambini” e “Il linguaggio segreto della famiglia“) mi era subito balzato all’occhio, riscuotendo notevole interesse. Al mio primo viaggio in libreria, però non era disponibile e, chissà perché, non lo avevo ordinato. Qualche giorno fa, invece, dopo la visita cardiologica e l’elettrocardiogramma, sono entrata in una libreria e il titolo mi è tornato in mente come per magia. Sarà che con l’avvicinarsi della data presunta del parto, l’ansia da prestazione (nel mio ruolo di futura mamma) comincia a farsi pressante. Sarà che in generale comincio ad avere l’ansia per tutto quello che dovrò essere pronta a fare… Sarà quel che sarà, ma il titolo e le premesse di questo volume mi sono sembrati estremamente confortanti. E la lettura lo è stata ancora di più.
Il libro, infatti, ha il pregio di rispondere con semplicità e ironia alle più frequenti domande che ogni neo-mamma (almeno quelle sane di mente) si pone. E lo fa con capitolo agili, l’uno indipendente dall’altro (per cui si può leggere a saltare, a seconda delle esigenze riscontrate… anche quando si è già in corsa): i primi giorni a casa, l’allattamento naturale o artificiale, il ciuccio, il bagnetto, il massaggio, il sonno.
Quello che mi aveva incuriosita di più, quando avevo letto del libro su internet era stato il soprannome “affibbiato” all’autrice: “la donna che sussurrava ai bambini”. Tracy Hogg, infatti, nel suo libro insegna anche a interpretare il linguaggio dei neonati, distinguendo tra i diversi tipi di pianto e leggendo i movimenti del corpo. “Wow!” avevo pensato, immaginando quei momenti di assoluta impotenza in cui temo di trovarmi (con pianti disperati e l’impossibilità di riuscire ad avere una tregua). Un viaggio verso il mondo misterioso del bambino, per instaurare un rapporto intenso sin dai primi giorni di convivenza, per vivere con serenità uno dei momenti più impegnativi (ma anche più belli) della vita e – soprattutto – crescere dei bambini felici.
Il punto di forza di tutto il libro, secondo me, è che – sebbene il libro sia infarcito di esempi concreti – l’autrice insegna anche che ogni storia fa un caso a sé: cosa della quale sono da sempre convinta… e che nel caso specifico diventa anche estremamente rassicurante, perché permette ai neo-genitori di non sentirsi inadeguati, anche se il “proprio” metodo potrebbe sembrare poco ortodosso. L’unica vera regola che percorre tutto il saggio è quella di impostare un metodo “E.A.S.Y.” (Eat, Activity, Sleep, Your Time): cioè una successione regolare, una vera e propria routine, tra allattamento, gioco e sonno per il bambino… In modo da consentire alla madre di avere del tempo da dedicare a se stessa. Si tratta di una prospettiva dolce che suggerisce di ascoltare i bisogni e i desideri del proprio bambino, ma che si pone a metà strada tra la scuola di pensiero del “bambino naturale” (vale a dire la teoria secondo la quale si deve allattare ogni qual volta il bambino lo chieda, sonno condiviso, contatto costante… bla bla bla… decisamente impossibile da gestire se si desidera continuare a vivere) e il metodo “estivill” (addormentamento con pianto… che fa rabbrividire anche le mamme più rigide e che – tra le altre cose – è abbastanza impossibile da impostare, perché basta una nonna-zia-cugina-madrina-amica un po’ troppo sensibile per rovinare in pochi minuti il lavoro di mesi).
I principi alla basa del libro, inoltre, mi sembrano sensatissimi: “Il neonato è una piccola persona con sentimenti, bisogni e temperamento ben precisi. Per questo sin da piccolissimo merita rispetto” è il primo fra tutti, indissolubilmente connesso a quello che suggerisce di spiegare al bambino tutto quello che stiamo facendo (il neonato percepisce la differenza tra una voce rasserenante e un atteggiamento di comando). Il genitore, spiega la Hogg, è un “care-giver” che deve rallentare il proprio tempo per captare le abitudini e ritmi della giornata del neonato… Solo un questo modo si scopre la bellezza del dialogo con questi piccoli “esserini” che – se vedono rispettare i propri bisogni – crescono più sicuri e meno bisognosi di attenzioni (può sembrare un paradosso, ma – garantisce l’autrice – non lo è). I genitori, inoltre, avranno molti altri vantaggi: il bambino imparerà a giocare in autonomia in tempi più rapidi e si addormenterà più facilmente.
Ovviamente, ci sono anche degli argomenti su cui non concordo proprio al 100%. O altri dei quali non saprei confermare la validità scientifica del principio… Penso ad alcune affermazioni sull’allattamento che – almeno in base a tutto il resto di letteratura che ho letto a riguardo – mi sembrano piuttosto in contraddizione con quanto “universalmente” convenuto, oppure alla “durezza” nel lasciar addormentare da solo il neonato sin dai primi giorni di vita. Penso anche però che ogni mamma abbia l’innata capacità di “misurare” le proprie attenzioni a seconda delle singole esigenze specifiche.
Carla Panza
(Il linguaggio segreto dei neonati di Tracy Hogg, Mondadori, pagg. 354, euro 14.00)