Al CUB – Castello Ursino Bookshop, ci piace avere sugli scaffali libri a tema. Ci piacciono soprattutto le storie che raccontano di Federico II di Svevia, l’imperatore bambino che volle la costruzione del Castello catanese. Così quando avevamo scovato Il manoscritto dell’imperatore c’era piaciuta l’idea di cominciare il nostro C(L)UB di lettura proprio con quelle pagine… e allo stesso modo, quando abbiamo trovato nel catalogo di Bonfirraro Il mistero della tomba di Federico II di Daniela Scimeca non abbiamo potuto fare a meno di acquistarlo (e ovviamente di leggerlo).
Il romanzo di Daniela Scimeca, palermitana che insegna lettere al liceo, è un thriller storico con una certa inclinazione verso la spy-story di quelli che a noi Matte piacciono tanto. La stesura del romanzo ha portato l’autrice a scavare nelle stratificazioni del passato, all’interno della corte dello Stupor mundi fra letterati, poeti, filosofi, matematici e scienziati, per restituire tutta questa ricchezza attraverso il libro.
Ambientato a Palermo all’inizio del 2003, protagonista del romanzo è la professoressa Caterina Albini che conosciamo mentre cerca di districarsi nel famigerato traffico palermitano nel tentativo di raggiungere la facoltà di Lettere e filosofia. La sua è una meta fisica e un’intenzione ferma: riprendere il suo lavoro di ricercatrice di Latino medioevale. Il segretario del dipartimento le consegnerà una busta proveniente dalla Diocesi di Palermo, nella quale il vescovo Guido Bertoni le chiede di incontrarla per discutere di una questione la cui soluzione dipende proprio dal lavoro di Caterina. Lei – diffidente e riservata – è chiamata a sostituire il defunto padre, in una ricerca storica che stava compiendo in maniera ufficiosa su commissione del vescovo Bertoni. In questo lavoro – a cavallo fra ricercatrice e antropologa forense – affiancherà il professore Marchett e padre Carmelo… Ma quella che potrebbe sembrare una “semplice” indagine storica si rivelerà presto pericolosa. In particolare, l’indagine della professoressa Albini si concentrerà sul corpo femminile ritrovato al fianco di Federico II e gli indizi cominceranno a segnare una pista che conduce prima a Stoccarda e poi ad Alessandria d’Egitto. La verità può essere scomoda e non è detto che la Chiesa voglia rendere pubblico ciò che è stato scoperto.
L’autrice, con cui è istintivo compiere un parallelismo con la protagonista (non soltanto per il mestiere di Caterina, ma anche perché – com’è possibile leggere nella prefazione del romanzo – la nascita di questo romanzo è indissolubilmente legata alla morte del padre dell’autrice, un dolore di cui è vittima anche la professoressa nel romanzo), parte proprio dall’apertura della tomba di Federico II nel 1998, che pur avendo generato molte aspettative lasciò l’amaro in bocca per non aver dato risposta ai molti interrogativi che si sperava potessero trovare una “soluzione”. Giochi linguistici e frasi criptate svolgono egregiamente un compito identificativo fra lettore e protagonista. La ricerca storica è approfondita. La mescolanza tra i piani di fiction e realtà interessante (molti di questi sono illustrati nei chiarimenti dell’autrice e bibliografia).
Carla