C’è stato un momento della mia vita in cui cominciavo a leggere un autore e finché non ne avevo completato la lettura dell’opera omnia, continuavo a macinare (in lettura) un titolo dietro l’altro senza fermarmi (e senza stancarmi). E normalmente procedevo con ordine: dal primo titolo pubblicato all’ultimo, per scoprire le evoluzioni della penna che stavo leggendo.
Oggi non riesco più a leggere in questo modo. Man mano che procedo con la lettura, penso già a cosa leggerò dopo e guardo con inquietudine la pila precaria di libri che ho sul comodino. Preferisco cambiare spesso la penna, in modo da apprezzarne di più le qualità quando ritorno su qualche altra opera di quell’autore. Quando ho cominciato a leggere Italo Calvino ero ancora nella Fase 1, ma già più “disordinata”. E, così, dopo “Se una notte d’inverno un viaggiatore” e “Il castello dei destini incrociati” (a breve su queste pagine) ho deciso di recuperare il primo romanzo di Calvino, pubblicato nel 1947: “Il sentiero dei nidi di ragno”.
Ambientato in Liguria, in un piccolo paese della riviera di ponente, durante la II Guerra mondiale, all’epoca della Resistenza partigiana.
Il protagonista del romanzo è Pin, un ragazzino di circa 11 anni (l’età non è meglio specificata, ma non possono essere più di 14 per un indizio che si trova nel libro) solo e desideroso di diventare adulto. Orfano di madre, anche il padre di Pin – che fa il marinaio – è irreperibile da molto tempo, ecco perché è stato allevato dalla sorella prostituta. Pin sembra un adulto sin dall’inizio della storia, ma in realtà è un ragazzino scanzonato e pieno di dubbi e complessi. Non sappiamo molto di lui fisicamente, se non della corporatura esile e delle lentiggini che “gli divorano la faccia come uno sciame di vespe”. Ma tutta la vicenda ruota intorno a lui, alla sua solitudine e alla sua continua ricerca di un Amico.
Nei vicoli dove vive Pin c’è anche un’osteria dove Pin si reca regolarmente perché sente questi uomini più vicini a lui dei “mocciosetti” della sua età con cui non riesce a intrattenere relazioni. Anche dagli adulti, però, Pin si sente escluso a causa dell’ambiguità degli adulti, ma soprattutto dei loro vizi (donne e armi) che Pin non comprende a fondo. In più, è spesso preso in giro a causa delle relazioni sessuali che la sorella prostituta, la Nera di Carrugio Lungo, intrattiene con i militari tedeschi.
L’avventura di Pin comincia proprio quando egli, per dimostrare a se stesso (ma soprattutto agli adulti del paese) la sua fedeltà alla Resistenza, sottrae la P38 di un marinaio tedesco amante della sorella e la sotterra in un luogo dove gli piace rifugiarsi, dove i ragni fanno il nido. Un luogo reale che diventa anche spazio simbolico della fanciullezza che Pin ha bisogno di condividere.
La reazione a catena che ne deriva è complessa, ma comporta l’arresto di Pin che a causa di questo entrerà davvero in contatto – come del resto era suo desiderio – con il mondo degli adulti che in prigione è fatto quasi esclusivamente di violenza. Pietromagro e Lupo Rosso aiuteranno Pin ad evadere, ma sarà Cugino – un partigiano solitario – che condurrà Pin sulle montagne, al distretto del comandante Dritto. I personaggi che incontrerà Pin – Pelle, Carabiniere, Mancino il cucinere, Giglia la moglie di Mancino, Zena il lungo detto Berretta-di-Legno o Labbra di bue – sono di dubbia eroicità, ma solo perché caratterizzati dai più comuni difetti umani.
Fra tradimenti, incendi, battaglie, relazioni adulterine, fughe, imboscate e nascondimenti, rastrellamenti da parte dei tedeschi, tradimenti, morti… Pin fuggirà dall’accampamento del Dritto, nel frattempo dato per errore alle fiamme e dunque non più sicuro, e tornerà a rifugiarsi nel suo posticino preferito, ma la P38 è scomparsa. Pin è certo di chi sia stato, ma raggiunge la sorella – ormai in combutta con i tedeschi. Pin fuggirà ancora, anche dalla sorella e rincontrerà Cugino: l’unico adulto davvero suo amico, visto che si interessa anche al sentiero dei nidi di ragno scoperto da Pin. Come è ovvio, non vi dirò come finisce… Anche perché alcuni punti restano appesi all’incertezza di cosa sia successo davvero. Ma Pin, alla fine è contento di aver trovato un adulto capace di comprenderlo, di amarlo e di stargli accanto. Lì, dove i ragni fanno il nido. Lì, dove Pin può essere davvero quello che è: un bambino che ha bisogno di colmare il vuoto di sentimenti veri che sente dentro di sè.
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