Questa riflessione delle Matte (che potete leggere sul numero di Universitinforma/MyCityPress di ottobre) parte da una citazione di Italo Calvino sulla lettura ad alta voce. «Ascoltare qualcuno che legge ad alta voce è molto diverso che leggere in silenzio. Quando leggi, puoi fermarti o sorvolare sulle frasi: il tempo sei tu che lo decidi. Quando è un altro che legge è difficile far coincidere la tua attenzione col tempo della sua lettura: la voce va troppo svelta o troppo piano».
L’idea di Calvino è mediata dal fatto che per lui (come abbiamo scritto in qualche precedente post) «la lettura è solitudine. Si legge da soli anche quando si è in due». Ma secondo noi Matte, la questione va affrontata da diversi punti di vista. Se è vero, infatti, che a volte la lettura ad alta voce fatta da qualcuno proprio non prende il nostro tempo, il nostro ritmo… Questo a nostro avviso dipende piuttosto da chi legge, da cosa viene letto e – soprattutto – da come sia letto. Per esempio, ascoltare Vittorio Gassman o Roberto Benigni leggere ad alta voce la “Divina Commedia” ha dell’incredibile; addirittura, in molti hanno cominciato ad apprezzare questo titolo – che altrimenti potrebbe risultare ostile – proprio grazie a queste letture ad alta voce.
Ma secondo noi Matte da Leggere c’è ancora di più. In realtà è nostra opinione che la lettura ad alta voce sia piuttosto importante. E ad avallare la nostra ipotesi c’è Harold Bloom, che – nel suo “Come si legge un libro (e perché)” – afferma che solo la lettura ad alta voce trasforma il leggere «da atto inconfutabilmente solitario in atto sociale». Forse non si presta per tutti i libri, forse non si adatta a tutte le tipologie di lettore, ma – basta pensarci un attimo – in realtà tutti noi abbiamo cominciato a essere prima degli ascoltatori di fiabe e storie che dei lettori. Una lettura speciale che soprattutto agli occhi dei bambini permette di acquisire una gradevolezza e un fascino via via crescenti. Questo perché la lettura ad alta voce ha un potere evocativo che poche azioni giornaliere hanno, inoltre ha il vantaggio di educare all’ascolto rispettoso dell’altro e rafforza la relazione genitori/figli. Questo per non parlare dell’aumento delle competenze linguistiche, del consolidamento dell’intelligenza narrativa, della progressiva dilatazione del tempo di attenzione, della capacità di costruire immagini mentali… E potremmo continuare.
Ed è proprio sull’utilità pedagogica della lettura ad alta voce che negli ultimi anni si è scritto molto. Leggere per un bambino vuol dire trasmettere – insieme alla storia che si è scelto di raccontare – anche il proprio unico e autentico modo di vivere insieme quell’esperienza. E’ questo che genera la comunicazione affettiva che si riscontra nella lettura ad alta voce, ed è questo che genera nel bambino la voglia di reiterare quella esperienza più e più volte. Certo gli ingredienti da mescolare sapientemente sono tanti, l’ambiente circostante, il silenzio, il rito che deve precedere questo momento… Ma fra questi il più importante è la seduzione di cui le parole sono capaci, se si è scelto il libro giusto. Cosa che spesso non è un compito facile (visto che sono circa 2000 i titoli nuovi che il panorama dell’editoria per ragazzi, pubblica ogni anno). Ed è per questo che vi suggeriamo di dare un’occhiata al sito del progetto Nati per Leggere, portato avanti dall’Aib (Associazione italiana bibliotecari) e dall’Associazione culturale pediatri, dove troverete elenchi e suggerimenti su letture più adatte a bambini e ragazzi di ogni età.
E non serve scoraggiarsi se oggi la competizione dei genitori per affascinare un figlio con la lettura si gioca contro avversari durissimi: dalla playstation alla wii, dall’x-box a computer, tablet e smartphone… In fondo se ci pensiamo bene, la lettura ad alta voce (o il semplice narrare ad alta voce, per gli altri) è un po’ come la televisione del passato. E, forse, allora non è un caso che da qualche tempo in qua si sia recuperato il piacere dell’audiolibro in Cd o in mp3, da ascoltare in automobile, magari durante lunghi viaggi. Un modo diverso per stare insieme anche in auto.
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