Mentre al Castello Ursino si tiene la mostra Da Giotto a De Chirico, i tesori nascosti curata da Vittorio Sgarbi, al CUB- Castello Ursino Bookshop abbiamo cambiato tutta l’esposizione. Abbiamo fatto spazio alle letture e ai gadget a tema, abbiamo rielaborato tutti gli scaffali per dare maggiore visibilità ai titoli in nostro possesso. E’ stato così che sul bancone centrale, dove teniamo in bella mostra tutte i libri connessi alla mostra in corso all’interno degli spazi del Museo civico di Catania, ha preso posto il libro di cui vi parlo oggi: La scomparsa di Caravaggio di Attilio Bolzoni.
Il volumetto appartiene alla serie Misteri dell’arte e alla collana Fuoriscena che il Glifo edizioni dedica alle arti sceniche, immaginando però un teatro fuori dal teatro. Il testo di Bolzoni è tratto dall’opera teatrale Il Caravaggio rubato di Giovanni Sollima ed è corredato da fotografie di Letizia Battaglia, immagini di scena e saggi introduttivi che raccontano anche il lavoro sono di Igor Renzetti e Cecilia Ligorio su questo progetto che si articola su quattro piani percettivi differenti. Le partiture musicali di Giovanni Sollima, il testo (e la voce) di Attilio Bolzoni, le immagini di Letizia Battaglia, i video di Igor Renzetti e la regia di Cecilia Ligorio che ha messo in comunicazione questi tre approcci (per altro piuttosto diversi).
Arti sceniche su carta che raccontano un mistero ancora tutto da svelare, visto che uno dei furti più noti della storia dell’arte rimane purtroppo un caso irrisolto.
Arte e cronaca si fondono in un racconto che ha tanto di personale. Che racconta Palermo e che anche attraverso le pagine di giornale dell’epoca racconta della gang palermitana che ha rubato da dietro l’altare dell’oratorio di San Lorenzo La Natività, l’unica opera del Caravaggio che fosse presente a Palermo, una tela a olio dal valore inestimabile che raffigura la Vergine e il bambino Gesù in mezzo ai Santi Francesco e Lorenzo (1609). Il furto, scoperto sabato 18 ottobre del 1969, non si sa quando sia stato commesso. La tela è stata semplicemente tagliata via dalla sua intelaiatura (298 cm x 197 cm). Nessuno ha sentito nulla e anche entrare all’interno dell’oratorio è risultato semplice, perché la porta sul retro attraverso cui hanno trovato accesso i ladri era chiusa per modo di dire: bastava un piccolo per sollevare il chiavistello interno. Per rubare un Caravaggio sono stati sufficienti un coltellino e un taglierino.
«A Palermo rubano tutto, anche gli uomini» scrive Bolzoni, continuando a raccontare la Palermo che si auto-deruba dei tesori che possiede: il Caravaggio da una parte, dall’altra Mauro De Mauro, il giornalista de L’Ora che un anno prima aveva firmato la cronaca del furto del Caravaggio, che aveva uno scoop che avrebbe fatto tremare l’Italia e che viene rapito e scompare nel nulla (il 16 settembre 1970). E ci sono altri pezzi mancanti con cui fare i conti: gli appunti di Peppino Impastato, i computer di Giovanni Falcone, l’agenda rossa di Paolo Borsellino.
Dei ladri non si sa nulla, neanche quanti fossero. Dei mandanti neanche. La dinamica è ricostruita, ma certamente la segnalazione del furto è stata lenta: ore preziose perse che hanno concesso ai ladri di fuggire lontano (cosa utile, visto che certamente la tela è stata venduta sul mercato estero)… Le tre sorelle custodi dell’oratorio hanno avvertito il parroco che ha avvertito l’arcivescovo che ha avvertito il sovrintendente che ha avvertito la polizia… Una fiera dell’Est dei giorni nostri che non trova una conclusione. Che non offre una soluzione.
Carla
(La scomparsa del Caravaggio di Attilio Bolzoni, Glifo edizioni, pag. 85, euro 10)