C’è un editore che mi piace tanto che è Fazi. E c’è un libro pubblicato da Fazi che mi hanno regalato qualche tempo fa, che adesso so che regalerò ad alcuni amici che non solo apprezzeranno la lettura del piacevolissimo romanzo di Dorothy Baker, ma apprezzeranno anche il tema al centro della narrazione. Parlo de La leggenda del trombettista bianco., primo romanzo sul jazz pubblicato negli Stati Uniti nel 1938 e poi portato anche sul grande schermo (nel 1950) da Michael Curtis con Kirk Douglas e Lauren Bacall (Chimere).
Siamo nella New York (e poi anche nella Chicago) degli anni Venti, gli anni del proibizionismo. Fra club fumosi con insegne luminose, studi di registrazione, musica jazz. Un mondo attraversato dalla leggenda del trombettista bianco: Leon Bix Beiderbecke, fra i migliori musicisti del momento, uno dei più importanti solisti jazz dell’epoca passato alla storia non solo per la sua bravura (alla tromba e al pianoforte), ma anche per la sua vita sregolata; talmente spericolata da mettere quasi in ombra il suo talento eccezionale.
Il romanzo è ispirato alla sua arte, alla sua breve vita (morì a soli 28 anni, ufficialmente per polmonite, dopo molti problemi di salute aggravati dall’alcolismo), al suo genio e al suo mito. Lui che aveva imparato a suonare il pianoforte a tre anni e poi a orecchio la cornetta, diventato famoso per la sua abilità nell’improvvisazione, in un periodo storico in cui il jazz era musica suonata soprattutto (per non dire esclusivamente) dai neri.
Nel romanzo il protagonista si chiama Rick Martin e il suo amore per la musica parte da un’amicizia profonda (anacronistica per l’epoca, ma la musica non conosce colore della pelle) con Smoke che come lui lavora saltuariamente in un bowling per sbarcare il lunario. E’ Smoke a introdurlo al mondo del jazz, del ritmo, della pienezza della nota. E Rick ha la stoffa e il leggendario musicista nero Art Hazard (ma anche di altri grandi del jazz) gli insegna a suonare la tromba e l’arte dell’improvvisazione, quando lui marina la scuola per esercitarsi in una chiesa abbandonata. La vita di Rick, orfano di madre (morta di parto) e presto abbandonato dal padre, è segnata da momenti di geniale creatività che si alternano periodi di depressione. Sul suo conto girano tante storie, dicerie e leggende. Certo è che un ragazzino nato nei bassifondi della provincia americana, che potrebbe non avere alcuna fortuna, alcun futuro, ha un grande dono che però ben presto si trasforma in fardello: il suo talento lo spinge a non dormire di notte per inseguire la perfezione, perché a Rick interessa solo e soltanto la musica… Un dono da difendere che sottomette Rick all’arte. Ma chi è così affamato di perfezione e si lancia alla deriva verso la nota perfetta, fra notti insonni e l’esigenza di disintossicarsi non può fare a meno di una cosa che a Rick, invece, manca: la capacità di tenere il corpo sotto controllo. Bellissimo.
Peccato, solo che scrivendo questo post sto rovinando il regalo di compleanno ad almeno quattro amici…
Carla
(La leggenda del trombettista bianco di Dorothy Baker, Fai, pag. 250, euro 16)