Sia M sia io abbiamo appreso con orrore dell’elenco dei libri per bambini messi all’indice dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro: 49 titoli (peraltro acquistati dalla precedente Giunta comunale per le biblioteche scolastiche dei Circoli didattici e degli Istituti comprensivi, all’interno del progetto “Leggere senza stereotipi”) contro ogni tipo di discriminazione ritirati dalle scuole e dalle biblioteche, come primo atto dopo l’insediamento con questa motivazione «Non accettiamo arroganze culturali da nessuno, così va letto il ritiro dei libri gender. Lo riteniamo un insulto alla maggioranza delle persone».
E la protesta è nata spontanea. Le persone sono andati a sfogliarli e a leggerli, per capire cosa ci fosse di così scandaloso in quei libri… Cosa ci fosse da vietare in letture che hanno accompagnato la crescita di molti adulti di oggi. Già, perché in mezzo a quei libri ci sono anche titoli, veri e propri classici della letteratura per l’infanzia, ritenuti fondamentali per la crescita e la formazione dell’uomo, oppure ancora titoli vincitori del Premio Andersen, il più importante riconoscimento del mondo dell’editoria per l’infanzia e per ragazzi.
La cosa più bella, secondo noi Matte da Leggere, è che l’effetto ottenuto da questo “Indice dei libri proibiti” ai bambini veneziani ha sortito l’effetto contrario a quello voluto: quella lista è diventata infatti un elenco di consigli di lettura. E adesso una vera e propria protesta ha preso forma: qualche giorno fa è stato lanciato l’hashtag #49libri49giorni, cioè la lettura in Italia dei 49 libri messi all’indice, uno al giorno per 49 giorni senza censure e selezioni (letture estive in spiaggia, nelle piazze o in famiglia… Scegliete pure): da qui flashmob di lettura sovversiva, scaffali a tema libri proibiti nelle librerie (“Siate ribelli, leggeteli!”), letture animate organizzate al volo. Un’idea nata dai commenti della pagina Facebook “Liberiamo i libri per bambini” creata l’1 luglio e che ha in soli 3 giorni superato i 5mila like.
“Nati per Leggere” che da oltre 15 anni promuove la lettura in età precoce, come momento di piacere, ma anche di protezione dallo svantaggio socio culturale e dalla povertà educativa, è “concertata, addolorata, arrabbiata” anche perché la mossa del Sindaco di Venezia a loro avviso – è puramente politica: «L’idea – ha spiegato Giovanna Malgaroli di Nati per Leggere – che i libri per bambini contengano un’opinione e servano per ammaestrare i bambini è un’idea ottocentesca superata».
Non solo Nati per leggere prende posizione. Anche il presidente dell’AIE (Associazione italiana editori), Marco Polillo, è intervenuto sulla vicenda: «Ritirare libri da una scuola, qualsiasi libro da qualsiasi scuola, è sempre inaccettabile. Non è questo il compito dell’autorità pubblica».
Questa lista di proscrizione, inoltre, include titoli che sono suppostamente pro gender (cosa che ad ogni modo poco importa, visto che l’oscura e paradossale vicenda più che di preoccupazione “morale” ha i contorni della rivalità politica)… Ma in ogni caso a chi compete giudicare cosa debbano leggere i bambini? Secondo noi, non spetta certo al Sindaco. Le letture sono e devono restare una scelta libera delle famiglie. E poi chi è che decide cosa offende e chi ne potrebbe restare offeso? Quali sarebbero i contenuti provocatori di opere come “Piccolo Blu, piccolo Giallo” (pubblicato per la prima volta nel 1959) o “Pezzettino” o “Beniamino” o “Guizzino” di Leo Lionni (meraviglioso autore per l’infanzia e designer di grande influenza a livello mondiale che fuggì dall’Italia a causa delle leggi razziali che lo censuravano in quanto ebreo)? Cosa ci sarebbe di pericoloso nell’insegnare ai bambini a discernere, a essere consapevoli, liberi e possibilmente non razzisti? E ancora cosa ci sarebbe di inquietante in “Piccolo Uovo” di Francesca Pardi illustrato da Altan che tratta di tutte le forme di famiglia attuali, incluse quelle omosessuali e arcobaleno? Cosa ci sarebbe di vergognoso ne “Il pentolino di Antonino” di Isabel Carrer che è incentrato sul tema della disabilità? Quali ambiguità ci sarebbero se non il chiaro insegnamento alla diversità di qualunque genere? Cosa ci sarebbe di male ne “Il segreto di Lu“, storia incentrata sul bullismo a scuola? Cosa di “gender” in “I papà bis” che racconta della ricomposizione di una famiglia dopo un divorzio?
Ognuno di noi sarebbe diverso se non avesse letto i libri che ha letto e che – magari – adesso fanno parte di quello che noi Matte da Leggere chiamiamo “Scaffale del cuore”, per diverse ragioni. Libri che hanno accresciuto la nostra consapevolezza di bambini e ci hanno accompagnato in momenti difficili e di grande confusione (non necessariamente e non solo sessuale). Questa si chiama cultura dell’informazione, e conseguentemente anche della diversità. Solo attraverso la cultura si può combattere la disinformazione che crea ignoranza, paura e discriminazione.
A noi non piace nessuna censura. Se anche voi la pensate come noi qui, se volete, potete firmare una petizione che riteniamo importantissima e che abbiamo sottoscritto. Che ne dite?
Nell’immagine la lista completa dei libri all’indice a Venezia.