Per cavalcare l’onda dei morti che parlano, torniamo sull’argomento. Del resto, come diceva Cartesio, “la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati”.
Questa volta, però, torniamo a farvi leggere le opinioni e i pensieri dei big della letteratura internazionale, dedicandoci in particolare a quanto da loro espresso circa un’azione specifica: l’importanza del ri-leggere.
Noi matte, per esempio, non siamo esattamente ri-lettrici. Ciascuna di noi ha almeno un libro del cuore che non ha potuto fare a meno di rileggere… Ma in linea di massima, entrambe riteniamo che leggere per la seconda volta un romanzo, tolga tempo alla scoperta di qualcosa che ancora non è finito sotto i nostri occhi. Un po’ la stessa ansia di Karl Kraus quando si domandava “Ma dove troverò il tempo per non leggere tante cose?”.
Rileggere, per noi, è piuttosto dettato dall’esigenza di incontrare di nuovo quei personaggi che in qualche modo sono entrati a far parte della nostra vita, ma che – una volta chiusa definitivamente la copertina del romanzo che li conteneva – sono svaniti in un ricordo soffuso che a volte non è più sufficiente.
Certo, ad ascoltare chi appartiene ai canoni (e alle antologie) della letteratura mondiale… Forse dovremmo ri-pensarci entrambe. Vediamo perché.
Nicolás Gómez Dávila per esempio suggerisce che si debba leggere «solo per scoprire ciò che va eternamente riletto» ma del resto Joan Fauster lo sostiene dicendo che «il solo modo serio di leggere è rileggere». E c’è persino chi (François Mauriac) pur credendo al detto «Dimmi ciò che leggi e ti dirò chi sei», è convinto di poter comprendere meglio chi si trova di fronte solo sapendo con certezza i titoli che quella persona ha riletto.
Le ragioni che spingono a leggere (o a rileggere, ci pare chiaro), comunque, possono essere moltissime. Francesco Petrarca, per esempio, affermava di essere «posseduto da una passione inesauribile» e di non riuscire a saziarsi di libri. Ma, forse, per capire davvero il senso della rilettura può venirci in soccorso il suggerimento che Cesare Pavese rivolge a uno dei personaggi de “La luna e i falò”: «Leggici dentro finché puoi. Sarai sempre un tapino se non leggi nei libri». Per leggere dentro i libri, infatti, non è certo pensabile dare una lettura superficiale. Rileggere, in questi termini, permette di “trovare perle di saggezza” come spiega Ralph Waldo Emerson ma anche per dirla con le parole di Francis Bacon di «digerire» quelle «rare» opere che hanno bisogno di essere «masticate» più a lungo e non solo «assaggiati o trangugiati».
Per chiudere il cerchio, abbiamo deciso di girare una delle più grandi verità espresse da Harold Bloom in “La saggezza dei libri”. La massima è dedicata alla lettura in generale, ma ci sembra perfetta anche per il tema della rilettura. Perché in fondo si rilegge ciò che in qualche modo è riuscito a sfondare i muri del tempo e che in qualche modo continua a donarci qualcosa di nuovo ogni qualvolta ci si appresti ad aprirlo nuovamente per tuffarcisi dentro: «Per scegliere che cosa continuare a leggere e insegnare, mi attengo soltanto a tre criteri: lo splendore estetico, il vigore intellettuale e la saggezza. Le pressioni della società e le mode giornalistiche possono anche oscurare, per un certo tempo, questi criteri; ma appunto si tratta sempre di periodi limitati, e alla fine le opere che non riescono a trascendere il loro particolare contesto storico sono destinate a non sopravvivere. La mente finisce sempre per tornare al suo bisogno di bellezza, di verità, di comprensione».
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