Come vi dicevo nel mio ultimo post a tema, una delle prime attività che ho cominciato con Cijolo (oggi detto anche Bubù) è stata quella di cantare per lui. Avevo già cominciato a farlo mentre lo aspettavo e così – proprio come leggere fiabe ad alta voce per lui, o anche semplicemente raccontare storie – è stato davvero naturale continuare a farlo anche quando è arrivato a casa.
Certo lo stupore di vedergli “riconoscere” le canzoncine che canto abitualmente è stata davvero una sensazione magica. Mai avrei potuto pensare di farlo addormentare cantando “These boots are made for walking” o “Son of a Preacher Man“. E anche se la sua prima ninna nanna è stata una canzone degli Stipsy King (“Mannaggia a Eva“), la band goliardico-demenziale di cui Marzio ed io facciamo parte, già mentre ero in gravidanza mi ero attrezzata con un libro in particolare che mi permettesse di avere sotto mano le canzoncine della tradizione italiana. Lo uso moltissimo e Bubù ed io cantiamo le canzoncine guardando insieme le semplici e allegre illustrazioni del libro… Il nostro repertorio, però, attinge anche ad altri campi: lo Zecchino d’Oro, i cartoni animati e la fantasia di suo papà che ha creato vere e proprie hit come “Ciccio Mambo” e “Bubù della cicogna che fa BauBau Ciji” (in questo periodo Marzio è particolarmente produttivo).
Vorrei risparmiarvi il “predicozzo” sull’importanza di certe attività, ma almeno due paroline sull’argomento è necessario spenderle. A partire dal fatto che non esiste popolo o una cultura al mondo che non abbia il proprio personalissimo repertorio di ninne nanne e filastrocche (le prime più consolatorie e tranquillizzanti per accompagnare il bebè nella fase del sonno, le seconde più giocose, ritmate e vivaci… Ma anche tetre, paurose e misteriose sono legate al momento del gioco). Ecco perché in ogni epoca le ninne nanne e le filastrocche sono importanti perché impreziosiscono il rapporto fra adulti e bambini e creano un contesto dove si costruisce una relazione condivisa: i bambini ascoltano e ripetono non solo le parole, ma anche i gesti che compie l’adulto imparando per imitazione. OK, fine del predicozzo. E torniamo al libro che ho scelto.
Il primo libro che ho comprato è “Ninne nanne e filastrocche della tradizione” di Franco Brera per Red Edizioni. Il libro contiene testi di tutti i tipi dagli scioglilingua alle conte, dai canti di gioco ai nonsense, passando appunto per le ninne nanne e le filastrocche.
Il libro è accompagnato da un CD dove le alcune delle ninne nanne e delle filastrocche vengono eseguite con arrangiamenti semplici e attuali, fornendo spunti utili al gioco e all’apprendimento. Le melodie cantate sono spesso ripetute dagli strumenti, in modo che mamma e papà possano sovrapporvi la propria voce. Quella che segue è la track list del CD, ma nel libro c’è molto moltissimo di più: Ninna nanna le sette e venti, Ninna nanna la malcontenta, C’era una volta un re, Centocinquanta la gallina canta (Seta moneta – giro giro tondo – moscon d’oro), Stella stellina (palla pallina), Prendi la benda, Tre oche, Lune la fune, Prendi la benda, Sei bimbe a vendere, Wiegenlied, Ucci ucci cavallucci (din don campano), Tre cinesi con il contrabbasso, Bolli bolli pentolino, Scende la notte, Fai la nanna piccolo mio.
Carla Panza
(Ninne nanne e filastrocche della tradizione di Franco Brer, Red Edizioni, pag. 112, euro 16.90)