Ho approfittato dello scorso finsesettimana per immergermi nella lettura di Atridi – Fumetto e Teatro di Paola Cannatella.
Come vi ho già raccontato in altre occasioni, Paola ed io siamo amiche dai tempi del liceo. Quando Paola Cannatella ha cominciato a pubblicare le sue opere, mi ha subito chiesto di diventare la sua “presentatrice ufficiale”, quanto meno su Catania dove Paola Cannatella è nata e ha vissuto fino al trasferimento ad Alessandria (per amore e per lavoro). Va da sé, quindi, che quando Paola mi ha chiesto supporto per la promozione del crowdfunding per pubblicare questo romanzo grafico che indaga le possibilità di dialogo fra i linguaggi del teatro e del fumetto, il mio entusiasmo è arrivato alle stelle e – insieme a Mari – abbiamo deciso di sostenere il progetto con una donazione al crowdfunding e con la comunicazione del progetto. E, qualche giorno fa (come potete leggere in questo post), abbiamo ricevuto la busta con i nostri premi 🙂
Vi abbiamo già raccontato (ma se volete potete rinfrescarvi la memoria qui) la genesi di questo romanzo grafico: «Se incrocio fumetto e teatro, riesco a partorire un terzo animale bifronte che ha vita propria, ma pari gratitudine per entrambi i genitori?». Da questa domanda (“ambiziosa” come sostiene Giorgia Cerruti, regista del lavoro teatrale della Piccola Compagnia della Magnolia) è partito il lavoro – lungo un anno – per la realizzazione di questa opera a fumetti (100 pagine formato A4), ispirata allo spettacolo «Atridi | Metamorfosi del rito» della PCM.
Il tema è la vicenda della dinastia di Agamennone, il mito immortale della dinastia maledetta degli Atridi. Ma non vorrei soffermarmi sulla materia che la PCM ha sapientemente «impastato» e che si apre sul sacrificio di Ifigenia, l’omicidio di Agamennone per mano di Clitemnestra e che poi balza in avanti, sull’odio covato da Elettra, fino a 10 anni dopo raccontando l’ordito di una vendetta. Voglio invece soffermarmi sul segno grafico di Paola Cannatella che ha posato il suo sguardo su una pièce di teatro contemporaneo e messo a confronto i due linguaggi. Voglio soffermarmi sulle maschere vestite dai personaggi che emergono dal buio, ad immagine di autentici attori sulla scena, e sulla capacità di trasferire su carta la potente espressività del linguaggio del corpo degli attori di PCM.
Non solo l’obiettivo del crowdfunding è stato raggiunto. Paola Cannatella e PCM hanno fatto centro: il fumetto è un vero e proprio capolavoro. E – anche secondo Giorgia Cerruti – ha il pregio di aver fotografato una delle mutevoli possibilità dell’opera che in teatro resta un’esperienza unica e irripetibile (ad ogni replica diversa), ma che in questo modo è stata consegnata all’eternità con tutta la sua potenza. Meraviglioso, grande Paola!
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