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Matte da leggere
banner . Giallo . Horror . Libri al quadrato . Racconti

Storie Assassine

Il 11/07/2016 da Matte

Nel giro di una mattina, durante una lunga attesa, mi sono divorata un libro capitato per caso fra le mie mani: “Storie Assassine” di Bernard Quiriny.

Come molti di voi ormai sanno non amo particolarmente le raccolte di racconti, ma in questo caso sono mi sono ritrovata particolarmente attratta dalla copertina di questo bel volume pubblicato da L’Orma Editore e da una quarta di copertina ben congegnata: «Ah, se soltanto tutti i libri fossero così ispirati!» (L’Express Style).
Per varie ragioni, l’idea di leggere un “trattato di assurdologia” mi sembrava particolarmente indicata al momento che stavo vivendo-, il libro era lì, disponibile fra le mie mani… Insomma, la ricetta del cocktail perfetta era a mia disposizione. E così mi sono persa fra oggetti che prendono la parola (“La parola alle cose“), questioni linguistiche di amanti che si azzurrano (“Azzurrarsi d’amore“), casi clinici (“I pazienti del dottor Hampstadt” 1,2 e 3) divertendomi e inquietandomi al tempo stesso. Perché il fil rouge che lega i racconti è comunque noir o in alcuni casi giallo (scusate il gioco di parole).

Il mio interesse si è acceso sempre di più quando fra i racconti di Quiriny, mi sono imbattuta in alcuni libri al quadrato. Così in “Severo, ma giusto” ho fato conoscenza con un critico letterario che decide di assassinare uno scrittore al giorno per un mese (con varie motivazioni); ne “Il giro dell’Amazzonia” ho fatto i conti con un trattato di antropologia (immaginaria) scritto a più mani dai diversi studiosi impegnati nella missione che raccontano le abitudini di sperduti popoli indigeni; ne “Il corpo mi abbandona” sono stata rapita dalla lettura di un vecchio manoscritto (un diario con tre calligrafie) ritrovato in un baule nella biblioteca dell’istituto nautico dove si racconta di un marinaio che durante una lunga battuta di pesca viene via via abbandonato dal suo scheletro… In “Rettifiche” mi sono imbattuta nello svogliato giornalista-critico letterario che “nel frattempo ha avuto modo di leggere il libro già recensito e vorrebbe poter rettificare e poi stendere la rettifica della rettifica…
Ma è stato con “Bartleby” che mi sono innamorata di uno scrittore immaginario, impiegato di banca che trascorre tutta la vita immaginando i libri che potrebbe/vorrebbe scrivere. Sin da bambino ha pensato di scrivere nell’ordine: racconti sull’ippica, un romanzo sugli sport, una collezione di avventure scolastiche ciascuna raccontata da due punti di vista opposti (il bullo e la sua vittima, l’insegnate e lo studente…), un romanzo autobiografico, una raccolta di poesie, “Lagune” (romanzo che intreccia satira sociale, riflessione filosofica e dramma famigliare), “Vita e morte di Mary C“, la trilogia “Qualche anno dopo” – “Qualche decennio dopo” – “Qualche secolo dopo“, un romanzo ispirato al proprio vero lavoro “La grande truffa“, un’operetta sul matrimonio in campagna (ispirato al matrimonio della figlia), “L’erba pazza” e “Qui pro quo” e infine “Il signor Bebè” (ispirato dalla nascita del nipote che somiglia moltissimo al protagonista della storia). Tutti libri che Bartleby desidererebbe scrivere, ma che poi per ragioni diverse non trascrive mai su carta, non completa, non riesce nemmeno a ideare: una biblioteca vuota di libri mai scritti.

Questa raccolta di racconti arriva dopo “La biblioteca di Gould” che a questo punto mi riprometto di leggere (non solo perché è davvero raro trovare un autore così abile nella stesura di storie brevi, ma anche) perché affronta un problema a me caro: quello dell’organizzazione dei propri scaffali. Gould non divide per generi, ma per gusti: dai libri noiosi ai libri matrioska, passando per quelli che gradiscono l’abito scuro quelli che evaporano, per scoprire infine i “libri pila”, «di autori che hanno messo tanto di quell’ardore nella scrittura, che si sono dedicati alla loro opera con tanta di quell’energia, che anche i loro libri ne sono carichi». Tutti i racconti di “Storie Assassine” hanno un grande ritmo, una giusta velocità, una dinamica sempre interessante, stile ed eleganza, personaggi potentissimi anche se delineati con pochi rapidi tratti. E questo diventa ancora più difficile quando si naviga nel mare fra fantastico e assurdo, l’umorismo nero e una razionalmente delirante parodia, ironia e inquietudine.

21 quadri (alcuni in serie) di presunzione umana che suscitano risate aperte, sorrisi a denti stretti, amare pieghe dell’animo e parecchi brividi. Una prelibatezza per i propri scaffali.

C

(Storie Assassine di Bernard Quiriny, L’Orma editore, pag. 208, euro 15)

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