L’hashtag #Strega Digitale è stato lanciato qualche giorno fa dallo scrittore Luca Fadda. Una campagna, costruita sulla falsariga di #unlibroèunlibro lanciato dall’AIE (Associazione italiana editori) qualche tempo fa a proposito della differente aliquota Iva per libri cartacei e libri digitali.
La richiesta sottesa all’hashtag #StregaDigitale è quella di poter inviare le copie dei libri da candidare alla LXIX edizione del Premio Strega in formato digitale. La protesta digitale è legata a un cambiamento nel bando di partecipazione al premio stesso. Un nuovo regolamento (introdotto dal Comitato direttivo il 23 febbraio scorso).
Questo nuovo regolamento della competizione, si fregia di puntare «alla salvaguardia dei piccoli e medi editori» e «alle diverse forme di narrazione: pluralità, bibliodiversità e accoglienza» (e in effetti da un certo punto di vista apre le porte alla piccola e media editoria, vista la clausola che prevede la presenza obbligatoria di almeno un libro pubblicato da un editore medio-piccolo nella finalissima del Premio). Eppure c’è qualcosa che non quadra… Perché nel nuovo regolamento si chiede di candidare le opere presentando gratuitamente 500 copie cartacee del libro scelto (o dei libri scelti), pena l’esclusione dal concorso stesso. Una richiesta che nei fatti taglia fuori i piccoli editori (e anche i medi) per i quali – se va bene – il numero di copie richieste corrisponde alla prima tiratura di un libro che spesso non viene nemmeno esaurita (e se va male, questa “quota libri” è 5 volte la prima tiratura). Nella pratica, quindi, investire in queste 500 copie gratuite sarebbe paragonabile a una sorta di suicidio, visto e considerato il fatto che non esiste alcuna garanzia di rientro in termini economici.
La proposta, allora è semplice. Ed è un po’ come salvare – così recita il comunicato stampa dell’Aie – capra e cavoli.
Per aprire le porte e non solo, quindi far entrare i piccoli e medi editori, si può fare una cosa molto semplice: permettere la selezione iniziale, tramite lettura su e-book. (Del resto i voti sono elettronici, e quindi un computer è certamente nella disponibilità dei “selezionatori”). Questa pratica è una vera possibile rivoluzione. Il costo per l’editore è minimo e, solo in seguito, nel caso in cui il titolo rientri nel gruppo finalista, dovrà inviare le copie cartacee per la partecipazione alla fase finale. E visto che la battaglia del 2014 è stata quella di parificare il libro cartaceo all’e-book (#unlibroèunlibro) – una vittoria su un piano squisitamente fiscale (Iva parificata al ribasso) – per il 2015, partecipare a questa nuova campagna è quasi un dovere morale. Da lettori e da cittadini. Perché, invece, si domanda, nel caso del Premio Strega, si predilige ancora il libro cartaceo all’ormai parificato e-book?
Luca Fadda sul suo blog ha scritto molto a riguardo e ha fatto anche di più. Ha scritto una lunga mail alla Segreteria del Premio e ha inviato lui stesso il proprio libro il formato e-pub e mobi, invitando la Segreteria del Premio a non moltiplicare il file oltre le 500 copie (altrimenti si tratterebbe di pirateria :-P). Qui, se volete potete leggere tutta la mail in formato digitale.
Insomma, anche noi Matte da Leggere siamo convinte che questa sia una vera ingiustizia, rivolta nei confronti di quelle realtà editoriali che non solo faticano sempre più ad essere presenti sul mercato, ma compiono anche un lavoro importante per tutto il segmento visto che sono proprio loro, spesso, a scovare quelle succosissime e gustose novità di cui vi raccontiamo anche qui a casa nostra. Inoltre, siamo convinte che partecipare a questa campagna (e vincere la “guerra”, ovviamente) sarebbe un’ottima occasione per dare una spinta decisiva al mercato dell’editoria digitale, che in Italia sembra non voler decollare.
I più prestigiosi concorsi letterari – che del valore intrinseco della scrittura fanno vanto e bandiera – non possono non tenere il passo con un mondo in continua evoluzione com’è quello dell’editoria. Non possono aprire una porta con una clausola e poi aggiungere una richiesta che – nella pratica – richiude la porta stessa.
E così facciamo seguito anche noi alla “bomba di malcontento” e indignazione esplosa sui social network, dove l’Italia è stata messa a confronto con tutti quegli altri Paesi dove la discriminazione del self-publishing e della piccola e media editoria è stata sconfitta da tempo.
Se volete partecipare anche voi a questa protesta, condividete il nostro post o il comunicato stampa ufficiale dell’Aie che noi abbiamo citato in più parti di questo post. E fatelo utilizzando gli hashtag #StregaDigitale, #PremioStrega, #unlibroèunlibro e #aie.
Carla