Il post di oggi si ispira a un aperitivo che qualche giorno fa abbiamo condiviso io e la mia amica Anna Petino (vi do un’anteprima, è probabile che Anna – che di lavoro fa l’architetto e l’insegnate, ma che è soprattutto – una fra le persone più creative e divertenti che io conosca tanto da aver dato vita a Faber, uno dei più interessanti saloni dell’artigianato siciliano, diventerà a breve una Matta per le Matte). Ora, io non so dire se Anna se ne sia accorta o no, ma mentre noi sorseggiavamo uno spritz a Città Vecchia, al tavolo accanto al nostro si è seduta una ragazza: accigliata, narici allargate che sbuffavano come quelle di un toro che sta per caricare, sguardo perso nel vuoto… Insomma, doveva essere bella arrabbiata per avere quella espressione e quella distrazione che può solo anticipare un’esplosione atomica dei sentimenti. Ecco, quella ragazza – seduta in solitudine al tavolo accanto al nostro – ordina un bicchiere di vino rosso. I proprietari del locale, Enzo e Michele, le fanno delle proposte. Lei dice solo «rosso, ma un rosso bello corposo… come il sangue». La mia mente, così, è volata a un giallo che qualche tempo fa ci avevano inviato i Fratelli Frilli editori e che mi sono accorta di non aver ancora recensito. La mia fantasia ha immaginato che dopo aver bevuto quel bicchiere di vino rosso sangue, la tipa si sarebbe alzata, avrebbe commesso un omicidio (ma questo è perché io sono pazza, non preoccupatevi!).
Come sapete i piego libri dei Fratelli Frilli arrivano con regolarità a casa delle Matte da Leggere, che è anche la casa di Karma Communication, l’agenzia di stampa e comunicazione che M ed io abbiamo aperto nel settembre del 2012. Arrivano con regolarità e vengono spartiti fra le Matte che si accaparrano i libri lasciandosi ispirare da copertine, titoli, sottotitoli e schede. E nelle mie scelte era ricaduto (molto, ma molto prima dell’aperitivo con Anna) proprio Vino rosso sangue di Fabrizio Borgio. (Piccola nota per i Fratelli Frilli, recensiremo tutto quello che ci avete mandato: non temete!)
Il romanzo, un giallo che sconfina nel noir, è ambientato sulle colline delle Langhe e del Monferrato e il protagonista è l’investigatore Giorgio Martinengo. Luoghi che amo ricordare (dopo tutte le estati passate in montagna con tutta la famiglia), ma che anche se non si conoscono ti entrano nel cuore per come vengono descritti e raccontati dall’autore. A partire dalla parlata locale (che per noi siciliani non è proprio il massimo da capire, ma che autore ed editori rendono intellegibile al mondo con un’interessante e divertente apparato di note a piè pagina) passando per tutte quelle caratteristiche proprie di un territorio (tradizioni, cibi, usanze…) fino ad arrivare ai profumi. Sembra quasi di vedere un film, e non soltanto per questa capacità descrittiva, ma anche per l’impostazione testuale del romanzo che si avvicina – in qualche strana maniera – alla sceneggiatura cinematografica.
Giorgio Martinengo è alla sua prima avventura (ma leggendo qua e là sul web scoprirete che ce n’è almeno un’altra in arrivo). Vive a Castagnole delle Lanze e il romanzo comincia con un incontro di lavoro. Elena Rondissone, la figlia del titolare di una famosa azienda vitivinicola lo ha contattato per rintracciare il padre (Giuseppe) del quale non si hanno più notizie: sparito, davvero sparito, senza lasciare alcuna traccia… Quasi contestualmente a una bottiglia di Barbera superiore trafugata dall’esposizione del Consorzio Nord-Ovest (che riunisce parecchie cantine della zona) cui l’azienda della famiglia Rondissone appartiene. Anzi, per essere più precisi, Elena contatta Martinengo per ritrovare la bottiglia di Barbera (preziosissima) più ancora che il padre.
Via via che si prosegue nella lettura, il romanzo diventa sempre più crudo. Sembra esserci un disegno più ampio indissolubilmente legato al mondo del vino. Un mondo che Martinengo conosce molto bene, visto che – prima di decidere che il suo destino sarebbe stato un altro – aveva lavorato nell’azienda vinicola di famiglia.
Martinengo è davvero un gran figo. O almeno io l’ho immaginato così: irresistibile, colto, intelligente, fascinoso, pieno di esperienza e ricco d’amore per la sua terra e i suoi prodotti. E’ un lavoratore indefesso, non conosce sosta… Ma lo scopriamo pian pianino (e sapremo poco del suo passato, ma chissà cosa nasconderà!). La storia ha un intreccio magnifico che si dipana indietro nel tempo e l’incarico ricevuto si rivela molto più complicato del previsto. I personaggi sono ben costruiti dove si incastonano interessanti elementi macabri. L’orchestrazione funziona come un puzzle perfetto: i fatti si ingarbugliano, la situazione si scompiglia, poi torna a posto… Proprio come accade ai liquidi non newtoniani che se sottoposti a stress si comportano come solidi, se lasciati “in pace” come liquidi. Non volete sapere anche voi quale mistero si nasconde in quella cantina?
C
(Vino rosso sangue di Fabrizio Borgio, Fratelli Frilli Editori, pagg. 164, euro 9.90)
p.s.: Ho adorato, inoltre, le esergo che aprono non solo il libro ma ogni capitolo. Chi ha avuto la fortuna di vincere l’agenda delle Matte lo sa, anche noi amiamo le citazioni (soprattutto quelle di libri che parlano di libri e lettori e librerie e biblioteche). Fabrizio Borgio ne ha selezionate di meravigliose, tutte dedicate al mondo del vino da grandi penne e grandi menti da Eschilo a Rabelais, passando per Shakespeare, Milton, Pascal, Dalì, Herbert, Sepúlveda. Una su tutte? «Troppo vino o troppo poco: se non gliene date non può trovare la verità; se gliene date troppo, neppure». Blaise Pascal